I cambiamenti climatici renderanno inabitabili alcuni luoghi della Terra già nei prossimi 30-50 anni. Questa teoria è supportata da uno studio della Nasa che ha sottolineato i pericoli per gli uomini derivanti da un aumento delle temperature medie. Se il fenomeno continuerà nel tempo, in alcune parti del nostro pianeta si raggiungeranno condizioni climatiche incompatibili con la vita umana.
L’indice di calore
Per comprendere in quali aree sarà di fatto impossibile abitare, l’agenzia spaziale americana ha utilizzato l’indice di calore, una misura della temperatura dell’aria percepita dal nostro corpo, tenendo conto dell’umidità relativa. Il calcolo tiene conto delle aree ombreggiate e riflette quando ci sentiamo a disagio quando fa caldo e umido.
L’indice di calore però richiede una calibrazione e pertanto è una misura, almeno per una parte, soggettiva. I diversi Stati infatti utilizzano diverse versioni che conducono a risultati diversi. Per questa ragione quindi gli scienziati utilizzano un’altra variabile, ovvero la temperatura a bulbo umido.
La temperatura a bulbo umido
Questa misura permette di comprendere la capacità del nostro corpo di raffreddarsi mediante la sudorazione quando il clima è caldo ed umido. Quindi l’indice ci dice quando le condizioni atmosferiche possono diventare dannose per la salute umana.
La temperatura del bulbo umido viene calcolata utilizzando le misurazioni degli strumenti elettronici delle stazioni meteorologiche. Gli scienziati ritengono che l’indice di temperatura a bulbo umido più elevato al quale un essere umano può resistere sia pari a 35 gradi centigradi (o 95 gradi Fahrenheit) per un periodo di sei ore consecutive.
Queste temperature sono in aumento in tutto il mondo e il limite è stato già superato in diverse occasioni. In particolare, dal 2005, è accaduto 9 volte e sempre con maggiore frequenza.
Gli studi compiuti hanno portato a dei risultati degni di nota. Più fa caldo, più il nostro corpo è in difficolta e più necessita di sudare per raffreddarsi. Quando la temperatura a bulbo umido si avvicina alla temperatura interna, si perde la capacità di raffreddarsi. Questo provoca cambiamenti nel corpo e le conseguenze possono essere letali.
L’agenzia spaziale americana ha inoltre sottolineato che i rischi di decessi esistono anche per temperature più basse di 35 gradi centigradi. Solo per fare un esempio, l’ondata di caldo che a colpito gli Stati Uniti nel 2021 ha causato la morte di circa 1.400 persone, anche se il wet bulb non era superiore alla soglia massima.
Previsioni future
Nonostante la qualità e la raffinatezza degli studi è molto complesso prevedere in maniera precisa quando le temperature umide globali supereranno regolarmente i 95 gradi Fahrenheit (35 gradi Celsius) e quindi quando i cambiamenti climatici renderanno i luoghi inabitabili. Si tratta di un processo graduale che avviene con velocità diverse in luoghi diversi.
È possibile comunque fare una previsione: alcune regioni potrebbero superare queste temperature nei prossimi 30-50 anni.
In particolare, le aree più soggette a rischio entro il 2050 sono l’Asia meridionale, il Golfo Persico e il Mar Rosso.
Allargando l’orizzonte al 2070 rientrano tra i Paesi a rischio la Cina orientale, il Brasile e alcune zone del Sud-Est asiatico.
Questo studio della NASA è solo l’ultimo avvertimento sulle conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici per l’umanità. È ora di agire!
Immagine di copertina: foto via Canva PRO