La buona notizia è che ogni anno spendiamo 21 miliardi di dollari per proteggere animali e biodiversità in estinzione. La cattiva è che salviamo solo quelli che ci stanno simpatici e che più ci assomigliano.
Sono sempre di più le persone consapevoli dell’importanza di proteggere la natura e la sua biodiversità. Il problema degli animali che rischiano di sparire è quindi sempre più sentito, ma ora gli studiosi ci dicono che i soldi e la reintroduzione delle specie è esclusiva di poche specie, quelle che riteniamo più simpatiche e quelle cosiddette specie “bandiera”. Mentre gli altri continuano a essere in pericolo di estinzione.
I mammiferi e gli uccelli rappresentano meno del 3% di tutte le specie, ma gli investimenti sono quasi esclusivamente dedicati a questi animali. Ci facciamo condizionare dalla loro bellezza, dalla loro “simpatia” e dalla morfologia più simile alla nostra. Scegliamo di salvare gli animali di grandi dimensioni che spesso troviamo negli zoo.
Non decidiamo quindi di proteggere le specie più a rischio, ma quelle che ci piacciono di più. Gli insetti, gli anfibi e altre specie vengono invece dimenticati, nonostante siano anche loro essenziali per l’equilibrio naturale, per il nostro Pianeta.
Tra gli animali che rischiano seriamente di scomparire c’è anche lo squalo, vittima di allarmismi eccessivi che lo dipingono come un killer pericoloso per l’uomo. Tra gli animali marini è quello più a rischio, infatti di alcune sottospecie rimangono pochissimi esemplari in tutto il mondo. Ma se lo squalo scompare, cosa succede ai nostri mari? Non saranno come li conosciamo adesso e anche le risorse di pesca risentirebbero dell’estinzione di questa specie.
Qualcosa però inizia a cambiare: alcune recenti campagne di sensibilizzazione si sono concentrate su animali poco noti o ignorati, come i pipistrelli. È possibile raccontare le piccole storie di biodiversità che riguardano animali “brutti”, insetti e invertebrati che sono fondamentali per proteggere il nostro pianeta.