Una festa antica ma sempre nuova, che ci riporta a tempi lontani e antiche tradizioni, che annuncia il passaggio dal vecchio al nuovo, dall’inverno alla primavera…

Tra musica, scherzi, giochi ed eccessi, ogni borgo d’Italia ha il suo modo per festeggiare il Carnevale. Oggi vi proponiamo 5 feste di Carnevale meno note, che se ancora non conoscete, vale la pena di vivere.

I Carnevali della Gnaga, di Beppe Nappa, del Gagèt col sò Uchèt, del Babaciu o del Vulon… ci fanno viaggiare dalla neve delle Dolomiti alla calda Sicilia, attraverso le antiche tradizioni di una festa che ogni anno si rinnova, portando con sé musica e colori, travestimenti e follia!

1. La Gnaga e il Carnevale di Fornesighe (Dolomiti di Zoldo)

In Val di Zoldo dici carnevale e dici “GNAGA”. Ma chi è la Gnaga? Cosa è la Gnaga? Dove è la Gnaga?

La Gnaga è una maschera tipica dei carnevali alpini e l’emblema del carnevale di Fornesighe. E’ qui che tutti gli anni, solo con una breve interruzione intorno agli anni sessanta, la prima domenica di Febbraio ha luogo la Gnaga.

La Gnaga è una maschera, una vecchia curva dagli anni che porta nella gerla un giovane sorridente…. simboleggia l’addio all’inverno e l’auspicio di una buona primavera e di un ricco raccolto, il passaggio senza tempo tra il vecchio ed il nuovo… è un carnevale cha sa di rito propiziatorio, ma allo stesso tempo è pure burla e maschera, perché Ganga è anche corteo.

Iniziò per gioco nel 1987 a Fornesighe quando uno dei tanti emigranti un po’ più burlone e capace di iniziativa prese il proprio pargolo e cominciò a fare il giro del paese imitando una tradizione svizzera. Il corteo che si forma e che accompagna il pargolo in giro per il paese è un corteo nunziale a cui partecipano la sposa e lo sposo, la comare con il pargolo, il prete, il coco e il mitico sempre atteso Matazin.

Tante maschere dai mille significati e ruoli che passeggiando la prima domenica di febbraio per Fornesighe si incontrano e possono conoscere… se non troppo allegre per la festa. Festa arricchita ormai da più di 20 anni da un partecipatissimo concorso di maschere lignee… perché Gnaga è maschera (lignea), è festa, è Fornesighe.

Info: Carnevale alpino di Fornesighe, La tradizione delle maschere lignee

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2. Beppe Nappa e il Carnevale più bello della Sicilia!

Tanto tempo fa nelle strade di Acireale il Carnevale si festeggiava a suon di tiri di uova e agrumi, tra le rime spassose degli “abbatazzi”, famosi poeti popolari, bizzarri giochi, come l’albero della cuccagna, la corsa con i sacchi o il tiro alla fune, e sfilate di carrozze trainate da cavalli, da cui i nobili del luogo lanciavano raffiche di confetti agli spettatori.

Poi, all’inizio del novecento, entrarono in scena le maschere in cartapesta, che lentamente si trasformarono in enormi carri di cartapesta e fiori, trainati da buoi, facendo diventare il Carnevale di Acireale il più bello della Sicilia.

Rimane quasi intatta questa atmosfera di festa, tra grandi carri di cartapesta, fiori profumati e maschere scherzose, di cui quella tradizionale tipica siciliana, Beppe Nappa, che veste i panni di un servo sciocco.

Info: Il Carnevale di Acireale (Sicilia)

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3. Il Gagèt e il Carnevale contadino di Crema

Anche nella fredda e nebbiosa padania, il Carnevale è una festa caliente che deriva da un passato lontano. Dal quindicesimo secolo, quando Crema era sotto il dominio di Venezia, la Serenissima, gli importanti festeggiamenti del Carnevale richiamavano gente da tutte le località della zona. Anche oggi il carnevale è una festa che coinvolge spontaneamente grandi e piccini, e che inizia molto prima della festa vera e propria, nei mesi di lavoro per l’allestimento dei carri e nella preparazione artigianale delle grandi sagome di cartapesta.

L’emblema del carnevale cremasco è “al Gagèt còl sò Uchèt“, un personaggio fortunato il Gagèt, che apre sempre la sfilata. Rappresenta  il contadino di un tempo, che si recava periodicamente al mercato, vestito con l’abito nero delle nozze (che utilizzava solo per le grandi occasioni), calze vistose, zoccoli di legno e fazzoletto al collo, mostrandosi impacciato e poco disinvolto per l’imbarazzo di trovarsi in un luogo non abituale, lontano dalla cascina che solo raramente lasciava, con il suo cestino e la sua oca da vendere al mercato. Un personaggio che ci riporta al mondo contadino e alle tradizioni di un  tempo, che in parte si rivivono tra le maschere e i colori del carnevale di Crema.

Info: Carnevale di Crema (Lombardia)

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4. Il Babaciu e il Carnevale di Santhià

Il giorno di Carnevale inizia tra le vie di Santhià (Vercelli), animate dagli antichi Giochi del Gianduja, che rimandano alle tradizioni popolari medievali: dalla corsa nei sacchi, al tiro alla fune, alle pignatte piene di farina o coriandoli. Questa usanza goliardica si è con il tempo trasformata in una vera e propria gara tra gruppi carnevaleschi e musicali della cittadina piemontese. Ad ogni gioco, oltre a pochi euro, è in palio l’impagabile possibilità di prendere in giro i rivali fino all’anno successivo!

La tipica festa di carnevale termina nella piazza centrale di Santhià, con il rogo del Babaciu, il famoso pupazzo in cartapesta che incarna l’essenza stessa del Carnevale, mentre risuonano le campane a lutto e la banda musicale suona una marcia funebre. Ma, dopo poche note, la triste melodia si tramuta in un’ultimo momento di festa ed euforia sfrenata!

Info: Carnevale di Santhià (Piemonte),

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5. La Musica Arabita e il Carnevale più antico d’Italia

Il Carnevale di Fano è il più antico d’Italia, affonda le sue radici nell’episodio, diventato leggendario, della riconciliazione tra le due più importanti famiglie di un tempo: i Del Cassero e i Da’ Carignano.

Oggi come una volta, la festa del carnevale di Fano è caratterizzata dal “vulon”, una maschera che rappresenta sotto forma di caricatura i personaggi più in vista della città, e dalla “Musica Arabita” una rumorosa banda musicale che utilizza strumenti insoliti, dai barattoli di latta alle caffettiere, dalle brocche alle pentole. La sfilata dei bellissimi carri allegorici, realizzati in cartapesta dagli abiti maestri del luogo, da cui piovono cioccolatini e dolciumi, si conclude nell’evento suggestivo della luminaria, una festa di luci e colori.

Info: Carnevale di Fano (Le Marche)

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 Copertina: foto di Renato Mosena

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