Vi piacerebbe raccogliere frutta e verdura mentre passeggiate attraverso i parchi della vostra città, invece di doverli acquistare dopo ore di coda al supermercato senza conoscerne la provenienza? Dall’Inghilterra all’Italia ecco le città degli orti in cui tutto è a km zero.
A Todmorden, un piccolo comune con meno di 500 abitanti, arroccato tra le verdi lande dell’Inghilterra, è possibile fermarsi e gustare i prodotti a km0 di un orto per così dire “comunitario”. Il paese non si rifornisce più dai tradizionali mercati ma autoproduce quanto basta per il sostentamento degli abitanti, che, in un circolo virtuoso, sono coinvolti in prima linea nelle attività di cura ed implementazione dello spazio comune.
Una vera delizia per occhi e spirito! Il paradiso dei vegetariani, dove patate e ortaggi di ogni genere e varietà, ma anche frutta e erbe aromatiche come lamponi, fragole, albicocche, rosmarino e basilico fanno da padroni. Questa idea nasce nel contesto di un progetto ideato per rendere la cittadina autosufficiente in tema di produzione di frutta e verdura.
Addentrarsi nelle maglie della rete di piccoli e piccolissimi orticelli di questo gioiello britannico è un’esperienza unica: frutta e cibo sono coltivati un po’ dappertutto in questa piccola capitale del verde; frutteti, aiuole e addirittura piccole coltivazioni al cimitero, tutto in un’ottica green e sostenibile. La domanda è lecita: e se qualcuno raccoglie più del dovuto, speculando sulla bontà di spirito dei neofiti agricoltori? Beh, pare proprio che qui non accada, il patto spirituale e solidaristico stretto tra questi straordinari concittadini è di per sé sufficiente a garantire la correttezza e la benevolenza di tutti.
Da questo splendido esempio moltissimi altri comuni inglesi, circa 21, stanno traendo spunto per realizzare spazi green di coltivazione “social”, addirittura in talune capitali europee ci si sta muovendo in questo senso: perché non sperare in un futuro non più a portata di mouse ma nuovamente a portata di mano?
L’esercito italiano di “urban farmers”
Bologna, dal canto suo, si è dotata di un’avveniristica mappa interattiva, Gramigna map per la localizzazione dei siti urbani ove ci si dedica all’orto cultura. Un modo intelligente ed interessante per permettere ai più di cercare il più vicino orto, angolo verde, aiuola, balcone o davanzale coltivato, e poter fruire dei suoi meravigliosi frutti. Il sistema, ideato da Giusi e Serena, che amano definirsi “contadine metropolitane“, ruota attorno ad una comunità di persone in crescita che condivide il rispetto per la natura, la riduzione dei consumi e l’auto produzione.
Il capoluogo emiliano si sta impegnando concretamente nell’ampliamento e nell’innovazione degli orti urbani in città, inserendosi in un contesto di valorizzazione e riscoperta di un patrimonio che è da considerare dell’intera umanità.
Il progetto “Bologna Città degli Orti” è nato per “sostenere il crescente bisogno dei cittadini di rendersi attivi rispetto alle pratiche legate all’orticultura urbana, ai consumi critici, all’autoproduzione, alla socializzazione e alla partecipazione concreta al bene comune nell’ottica dell’integrazione culturale e intergenerazionale, e della sostenibilità ambientale.”
Gli utenti degli orti urbani sono soprattutto famiglie, giovani e stranieri, che scelgono l’ecologia come valido rimedio alla crescente globalizzazione, in un’ottica di risparmio, ma sopratutto di consumo di prodotti freschi e a km0.
Infatti, Bologna non è l’unico esempio italiano di questa crescente partica, il fenomeno degli“orti urbani”, cioè delle aree che si trovano all’interno dei centri abitati e che vengono destinate alla coltivazione di frutta e verdura, è in costante aumento.
Secondo gli ultimi dati resi noti da Italia Nostra, gli orti urbani occuperebbero, ad oggi, un’estensione di oltre 500.000 metri quadrati, ma si stima che in realtà siano molti di più. Un numero importante che dovrebbe portarci a riflettere concretamente sulla possibilità di renderci partecipi, nel nostro piccolo, di questo nuovo movimento di ecologisti “illuminati”.
È nei centri minori italiani che si registrano le sperimentazioni più interessanti e creative. Tra queste, spiccano molti comuni dell’Umbria: a Perugia si stanno ripristinando i 5.000 metri quadrati dell’orto-frutteto dell’antico Convento di San Matteo degli Armeni, con l’obiettivo di riqualificare anche lo storico quartiere Sant’Angelo, uno dei più antichi della città.
A Foligno, nel parco di Villa Jacobelli, edificio storico del centro, verrà realizzato un orto urbano di 2.000 metri con annesso mercato ortofrutticolo, mentre il comune di Sant’Anatolia di Narco sta sistemando un orto di 4.500 metri quadrati nei pressi dell’Abbazia di San Felice, che sarà destinato alla coltivazione della canapa.
Infine, merita senz’altro una segnalazione il Comune di Ostuni, che intende riqualificare l’intera cinta muraria attraverso la creazione di tipici orti urbani terrazzati, per un totale di 27.000 metri quadrati. Il progetto prevede l’acquisizione da parte del Comune della fascia verde addossata al centro storico e la ricostruzione dei terrazzamenti con materiali e tecniche della tradizione locale.
Ma non è tutto: ci sarà anche il ripristino integrale dei fabbricati rurali e dell’antico sistema di canalizzazione delle acque, fatto di cisterne, acquari e rogge. Gli orti terrazzati di Ostuni, un tempo floridi “giardini” di produzione di frutta e verdura, saranno destinati, in parte, a verde pubblico e gestiti dalla pubblica amministrazione e in parte saranno dati in gestione diretta ai residenti, alle associazioni e alle scuole
La realizzazione dell’orto urbano può diventare il vero fiore all’occhiello di molte municipalità: una presenza importante e non scontata, che può migliorare la qualità dell’aria che si respira, sottrarre terreni all’abusivismo edilizio e alla speculazione, valorizzando il paesaggio attraverso le attività agricole. Inoltre, si consente in tal modo la produzione di ortofrutta tipica e di stagione, permettendo ai residenti di cibarsi a km0, migliorano sensibilmente il decoro e l’estetica urbana e favorendo lo sviluppo di un’economia etica e solidale.
Gli orti cittadini, quindi, sono un valido strumento non solo di riqualificazione urbana, ma anche di aggregazione sociale.
Una lodevole iniziativa di Italia Nostra , nata nel 2006 con l’obiettivo di creare una rete di orti all’interno delle città, è diventata da quest’anno il “Progetto nazionale Orti Urbani”, coinvolgendo enti pubblici e privati nell’intento comune di sottrarre aree verdi alla speculazione edilizia per destinarle ad orti, recuperando le specie in via di estinzione e promuovendo, anche all’estero, il nostro patrimonio ambientale, culturale ed eno-gastronomico.
La gestione innovativa e sostenibile degli spazi verdi della città diventa quindi una scelta ecologica concreta del singolo cittadino, anche per valorizzare il turismo nel nostro “Bel Paese”: la diffusione degli orti urbani può rappresentare, soprattutto nei piccoli centri, una fotografia del paesaggio più armoniosa per i turisti in visita e uno strumento di promozione del territorio valido ed efficace.
Perché non provare, già da oggi e nel nostro piccolo a far nascere una minuscola perla verde su un’area da riqualificare o su un terrazzo desolato? L’idea è quella di zappare, innaffiare e coltivare in compagnia, perché il senso dell’orto urbano è prima di tutto la condivisione. Rendici partecipi della tua esperienza di orto metropolitano!