È cronaca di questi giorni, la notizia che nel mare d’Arabia, in seguito ad un violento terremoto, sia emersa dal mare una nuova isola. È affiorata nel litorale del Gwadar a pochi chilometri dalla costa meridionale del Pakistan, dopo che il sisma, ha provocato un rialzamento del fondale marino, portando in superficie una montagna di fango e rocce. Immediatamente il fatto ha scatenato la curiosità di migliaia di persone che si sono apprestate a raggiungere l’isola, per osservarla da vicino. Qualcuno ha anche avuto il coraggio di farci un giro a piedi!… (non consigliabile però, poiché dalle sue viscere continuano a uscire fumi e gas). La conformazione dell’isola, molto instabile, potrebbe cedere ben presto sotto l’azione erosiva del mare. Le domande che tutti si pongono ora sono, quanto durerà?… riuscirà a resistere anche alle stagioni dei monsoni?

Un cataclisma, quindi, può decretare il sorgere di nuovi scenari sulla crosta terrestre, con trasformazioni significative, come la nascita o lo sprofondamento di un’isola: eventi eccezionali, anche se non singolari, come la storia ci insegna.

 

Atlantide: storia di una civiltà perduta

Atlantide, un’antica Terra, oramai scomparsa e mai realmente individuata, divide da sempre gli studiosi, tanto da farne dubitare l’esistenza. Per alcuni storici era situata oltre le colonne d’Ercole (l’odierno Stretto di Gibilterra), ai confini del mondo allora conosciuto, per altri era collocata nel Mare Egeo (nell’odierna Santorini). Il terribile terremoto che inabissò parte dell’isola di Santorini intorno al 1600 a.C., fu probabilmente il fatto storico, da cui nacque il mito di Atlatide, raccontato da Platone nel Timeo e nel Crizia.

Il suo mito ha ispirato tanti racconti e animato da sempre la nostra immaginazione.
La storia del mondo è stata un susseguirsi  di episodi in cui queste isole, affioravano inaspettatamente, per poi piano piano franare e scomparire, a seguito di terremoti e continue erosioni, inabissandosi nelle profondità marine, con tempi più o meno lunghi. Eventi questi che hanno contrassegnato anche la storia del nostro Paese.
Non ultimo il caso di un’isola “effimera” al largo delle coste siciliane.

Isola di Pantelleria, veduta sui faraglioni, foto di batLo, via Flickr
Isola di Pantelleria, veduta sui faraglioni, foto di batLo, via Flickr

 

Isola Ferdinandea: storia di una veloce dissoluzione e sogni infranti

Ferdinandea, così chiamata in onore di Ferdinando I, re delle due Sicilie, era una piccola isola affiorata, nel 1831, a sud della Sicilia in seguito ad un violento terremoto, fu anche se per breve tempo, rivendicata da tutti. Gli Inglesi per primi arrivarono sull’isolotto e piantarono la bandiera britannica, battezzandola isola di Graham. I Borboni, sembra, ebbero la meglio spiantando la precedente bandiera, per sostituirla con la propria. Più tardi anche i Francesi fecero una “comparsata”, dandole il nome di Julie. La questione però, mai risolta, sulla sovranità dell’isola si trascina da quasi due secoli. Scomparve dopo appena sei mesi a causa dell’inesorabile erosione delle acque marine che lambivano le sue coste. Fece un’altra breve apparizione 32 anni dopo, nel 1863. Oggi è completamente sommersa e giace ad una profondità di otto metri sotto il livello del mare.

L’interesse maggiore però è rivolto a comprendere se il fenomeno vulcanico sia in quiescenza o in fase di evoluzione. Questa è una zona molto ricca di faglie orientate da nord-ovest a sud-est; sono queste, scaturite dall’attrito tra la placca africana e quella europea, a liberare il materiale di origine vulcanica che ha generato l’isola Ferdinandea, così come le più vicine isole di Pantelleria e Linosa. Non è improbabile che il fenomeno sia ancora in corso e, quindi, che la pressione del magma dalle regioni più sotterranee possa portare ad una nuova emersione.

Nella speranza che un giorno Ferdinandea possa riemergere, godiamoci intanto le piccole isole vulcaniche ancora presenti nel mar di Sicilia.

Ustica, paese visto dal mare, foto di Stefano Longo, via Flickr
Ustica, paese visto dal mare, foto di Stefano Longo, via Flickr

 

 

Ustica: isola di origine vulcanica

Questa bellissima isola, è stata generata dalla presenza di antichi vulcani, che hanno suddiviso il suo territorio in due versanti.
Da alcuni viene ritenuta la dimora della maga Circe, citata da Omero nell’Odissea, che trasformava gli incauti visitatori in maiali.
Caratterizzata dalla presenza di numerose grotte, geologicamente affine alle Isole Eolie, non fa parte però dell’arcipelago, come invece l’isola di Stromboli.

Barracuda alla secca della Colombara, foto di David Salvatori, via Flickr
Barracuda alla secca della Colombara, foto di David Salvatori, via Flickr

 

Un vero e proprio gioiello per subacquei e amanti dello Snorkeling, l’isola offre un paradiso sommerso. Al largo di Punta della Colombara c’è l’omonima secca: un torrione di roccia che si innalza per cinquanta metri, con enormi massi alla base. Da un lato è ricoperto da gorgonie e coralli neri, dall’altro da un’infinità di spugne. Sul fondo nuotano nudibranchi e altri invertebrati, inoltre si può trovare una grande quantità di pesci, come cernie, saraghi e temutissimi branchi di barracuda che nuotano attorno al torrione.
Al confine della riserva naturale e a cinquecento metri dall’area marina protetta si trova l’Agriturismo Pagliuzzo, dedito alla coltivazione di un’antica e rara varietà di lenticchia, che col tempo è divenuta un presidio Slow Food. Qui è possibile pernottare in mini appartamenti con un’incantevole vista sul mare.

Arcipelago delle Eolie, foto di candido33, via Flickr
Arcipelago delle Eolie, foto di candido33, via Flickr

 

Isola di Stromboli, un vulcano ancora attivo

L’Isola di Stromboli, forse una delle più impervie, è la più settentrionale dell’arcipelago delle Eolie, formato da splendide isole: Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano, Panarea e appunto Stromboli. Oggi scarsamente abitata, era conosciuta fin dall’antichità. Caratterizzata dalla mancanza quasi totale di strade e da un paesaggio dall’aspetto selvaggio, presenta un vulcano perennemente attivo, che consiglia di stare alla larga, ma nello stesso tempo attira e affascina. Per i più temerari vengono organizzate delle spedizioni sul vulcano, fino ad un certo punto, solo con guide autorizzate e con un adeguato abbigliamento.

Oltre al vulcano, l’isola offre un interessante aspetto faunistico e floristico. Molte sono le specie rare o endemiche che ospita, tra cui il cisto delle Eolie, il fiordaliso delle Eolie e la lucertola eoliana.

L’isola di Stromboli si sta sgretolando ogni giorno di più e ogni volta si perde un pezzo di storia, di un luogo che venera tra i suoi ospiti anche il regista Roberto Rossellini che vi girò un film, Stromboli terra di Dio (1950), dove viene raccontata la difficoltà di vivere in una terra così difficile, ma allo stesso tempo unica. Questo diede impulso alla sua riscoperta.

Isola di Stromboli, foto di Bartolomeo Perrotta, via Flickr
Isola di Stromboli, foto di Bartolomeo Perrotta, via Flickr

 

Nell’800 questo minaccioso vulcano, grazie alla sua intensa attività esplosiva, catturò l’attenzione del noto scrittore Verne, che lo menzionò in un suo fortunatissimo libro per ragazzi.

Jules Verne, amato scrittore e autore del famoso libro, Viaggio al centro della Terra, descrive un viaggio fantastico nei meandri della Terra, in cui i protagonisti Otto Lidenbrock e suo nipote Axel, scoprono un passaggio verso il centro del pianeta al quale si accede dal cratere del vulcano islandese Snaeffels, che dopo mirabolanti avventure, terminerà con l’uscita spettacolare e molto improbabile da un cratere dello Stromboli, con l’ausilio di una zattera, durante un’eruzione.

 

“Mi rimane la sensazione confusa di continue detonazioni, dell’agitazione della massa terrestre e di un movimento rotatorio dal quale fu presa la zattera, che incominciò a ondeggiare sopra flutti di lava in mezzo a una pioggia di ceneri e fu avvolta da fiamme ruggenti…Quando riaprì gli occhi mi sentii stretto alla cintola da una mano vigorosa, che con l’altra sorreggeva lo zio. Non ero gravemente ferito, piuttosto provato da una stanchezza generale…Dove siamo? – domandò lo zio…Il cacciatore alzò le spalle in segno di ignoranza…-Dove siamo? dove siamo? – ripetevo sottovoce…Mentre ognuno si abbandonava in tal modo a tutte le dolcezze del riposo, un ragazzino apparve tra due macchie di ulivi…“Come si noma questa isola? – Stromboli, rispose il pastorello che sfuggì dalle mani di Hans e si mise in salvo nella pianura attraverso gli ulivi. Non ci preoccupammo più di lui. Stromboli! Quale effetto produsse nella mia mente questo nome inaspettato! Eravamo in pieno Mediterraneo, nel mezzo dell’arcipelago delle Eolie di mitologica memoria, nell’antico Strongilo, in cui Eolo teneva incatenati i venti e le tempeste… – Stromboli! Stromboli! – ripetevo. Lo zio mi accompagnava coi gesti e con le parole. Sembrava che cantassimo in coro. Ah! Che viaggio! Che meraviglioso viaggio! Entrati da un vulcano, eravamo usciti da un altro…”

 

Lo scrittore non visitò mai di persona l’isola di Stromboli, quindi, perchè il suo racconto risultasse davvero credibile, incontrò un geografo che aveva esplorato l’isola. E’ così che i racconti degli esploratori sono finiti nelle pagine dei romanzi d’avventura.

Voi non seguite l’esempio dello scrittore, ma siate curiosi, viaggiate, scoprite e soprattutto raccontate, perchè tutto questo vi terrà veramente vivi e liberi…e chissà che un giorno non vi possiate imbattere nella perduta Atlantide!

 

 


Autore: Emanuele Benigni

Nasce nel 1974, a Viadana, piccolo comune mantovano della pianura padana. Da sempre interessato ai viaggi e allo sport, ha praticato il calcio, la bicicletta (di cui possiede diversi modelli da strada e da sterrato) e le arti marziali. Ha studiato architettura a Firenze, dove ha anche lavorato per anni nell’Ostello della Gioventù, entrando in contatto con viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Da qualche anno ha intrapreso il progetto ViaggiVerdi, a cui tuttora collabora, appassionandosi alla fotografia, tema ricorrente degli ultimi viaggi.
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