Negli anni ’90 l’ultimo bar di Cerreto Laghi era stato chiuso, e l’intera popolazione stava per scivolare a valle, lasciando deserto il piccolo paesino incastonato tra le montagne, ai confini tra l’appennino Emiliano e quello Toscano.
“Il futuro è di chi lo fa”, disse un brigante 10 anni fa
Fu allora che un gruppo di abitanti, deciso a non rassegnarsi vedendo il luogo in cui erano nati morire, prese in mano le sorti del paese, costituendo un’associazione cooperativa che oggi raccoglie 500 persone, recuperando il paesaggio e i mestieri tradizionali (come la raccolta ed essicazione delle castagne), rilanciando una formula di turismo sostenibile ed autentico, ma soprattutto creando un modello di economia che oggi è un esempio per altre realtà di montagna che stanno rischiando di scomparire.
“Quello che stava distruggendo la nostra comunità era la specializzazione. Fino a vent’anni fa se chiedevi ad un ‘paesano’ che mestiere faceva ti guardava male! Sapeva pescare, costruire case, coltivare, aggiustare scarpe, allevare, costruire mobili, salvare turisti. Oggi invece abbiamo a che fare con un mondo che cerca la specializzazione, e a fatica comprende che nella nostra comunità il turismo si integra con l’agricoltura, con l’allevamento e la manutenzione dei boschi, con l’artigianato e con la pesca” racconta Renato Farina, uno dei fondatori della Cooperativa di Comunità Cerreto Alpi.
I Briganti di Cerreto festeggiano 10 anni di attività, fotografia di Eleonora Bertani
I dieci anni di attività i Briganti di Cerreto (festeggiati proprio domenica scorsa 9 giugno), hanno creato posti di lavoro, migliorato l’economia e il paesaggio locale, rinsaldato la comunità, riportato le persone a vivere sull’Appennino e rilanciato il turismo.
A tal punto che la Cooperativa di Comunità di Cerreto Alpi è diventata un “modello”, e ha stimolato la nascita di altri progetti, dagli Appennini alle Alpi, per dire che un nuovo modo di vivere e visitare la montagna oggi è possibile.
La cooperativa della Valle dei Cavalieri a Succiso, l’associazione Vivere Sologno, la cooperativa di Civago, il turismo di comunità della Val di Rabbi … sono solo alcuni degli esempi di turismo di comunità che stanno ridando vita e anima ad alcuni dei borghi più belli della nostra montagna, creando posti di lavoro ed offrendo esperienze turistiche uniche, perchè nascono da chi i luoghi li abita, li custodisce e li conosce davvero.
“E’ tutta la vita che desidero non fare altro che il pastore (essendo figlio e nipote di pastori). Questa è casa nostra! Poi scopri che tutto il mondo vuole che tu te ne vada…” Giovanni Lindo Ferretti, cantante dei CCCP, scrittore e cantautore, nato a Cerreto Alpi, Fotografia di Eleonora Bertani
In questi borghi a rischio estinzione ora tutto viene gestito in comunità, dall’ostello al castagneto, dal pecorino al ristorante, perchè un’attività da sola non può reggere, ci vuole un legame tra tutte le iniziative.
Pecore, fotografia di Valeria Viglienghi, via Flickr
Così l’esperienza del turista oggi è fatta di eccellenze: dormire in un vecchio mulino ristrutturato ascoltando alla sera le storie degli anziani del paese, pescare la trota o avventurarsi nei boschi insieme agli abitanti del borgo, visitare l’essicatoio delle castagne, assaggiare la cucina locale a base di prodotti del luogo, dalla ricotta al pecorino, dai dolci di castagne al cinghiale.
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“Sette case. Sette case addossate e nient’altro: piú due strade di sassi, un cortile che chiamano piazza, e uno stagno e un canale, e montagne fin quanto ne vuoi” (Silvio d’Arzo, Case d’altri)
Per conoscere la Cooperativa di Comunità I Briganti di Cerreto