Forti di questa inoppugnabile verità, negli anni, abbiamo eletto un luogo deputato a raccogliere tutte le nostre ingiurie alla Vita che ci tormenta coi suoi dispetti e i suoi dispotismi. Ma un luogo, pure, in cui festeggiare tutti gli esami dati, le tesi completate e le lauree - alla buonora - raggiunte. Per non parlare poi dei brindisi alle partenze, temporanee o definitive, o di quelli sprecati per gli eventi, come dire... felici.
E, questo luogo, il luogo che abbiamo scelto negli anni, è l'Orzo Bruno.
Incastrato in un vicoletto parallelo alla strada principale, fra l'ampia piazza alberata di Santa Caterina e il piccolo teatro Verdi, il pub raccoglie gente d'ogni sorta e carattere.
Lo gestisce una cooperativa di ragazzi più che trentenni. Una decina d'anni fa, improvvisatisi birraioli e contadini, hanno cominciato a smerciare le loro birre artigianali e i loro succhi di frutta prodotti nelle campagne dei dintorni del pisano.
Ai tavoli dell'Orzo, in una qualunque serata - estiva o invernale - puoi trovarci il compendio della città. C'è la tavolata che discute animatamente della rivoluzione prossima ventura. Sono probabilmente volontari del Chicco di Senape, o di Emergency, o di una qualche altra associazione che, a Pisa, crescono spontaneamente meglio della gramigna. Cambiare il pianeta - si sa - è un'operazione sporca e malvagia a cui tutti i politici cercano indefessamente di opporsi, ben riuscendovi.
Il Lunedì presenziano gli amanti e gli esperti del Go. Pisa è città di nerd, e in quanto tale abbondano scacchisti e goisti di ogni risma e di ogni scacchiera.
All'angolo del book-crossing sfilano lettori d'ogni trama e genere, dai giallisti agli appassionati di fantascienza. Posano e prendono dagli scaffali fumetti, riviste e, ovviamente, libri.
Ma ci sono anche i bevitori di passaggio, quelli che hanno chiesto "conoscete un pub dove andare?" e sono stati spediti qua, che fossero indistintamente fricchettoni impenitenti o aspiranti avvocati.
Ci arrivano stranieri, e ovviamente gli Erasmus. E poi professori e ricercatori universitari, operatori ecologici, impiegati del catasto e delle poste. L'Orzo Bruno accoglie molta gente, indipendentemente dal credo politico o dai gusti sessuali.
L'ambiante ha, certo, una sua precisa e incontestabile opinione e filosofia di vita. Basta guardare il menù. Prodotti locali, a chilometro zero, biologici. Prodotti del GAS, i gruppi di acquisto solidale che si riforniscono dai contadini di una rete nata dopo il G8 di Genova. Prodotti del commercio equo e solidale. Nessun prodotto di multinazionali dubbie. Persino la Coca cola è stata bandita dal locale: che imparasse a rispettare i diritti e la dignità dei lavoratori e dei popoli, prima di venire a vendere all'Orzo Bruno!
In aria, sopra al bancone, sventolano i fogli di carta ingiallita coi piatti disponibili: insalate contadine, formaggi, dolci artigianali e improvvisati. Su uno dei due pilastri del bancone è appeso l'algoritmo (Pisa è città di nerd) per ordinare una birra: specificarne il tipo, se si vuole piccola o grande, da bere dentro o fuori (se si porta fuori occorre - per disposizione comunale - il bicchiere di plastica. Ma la cooperativa ha in odio la plastica e dà invece bicchieri in Mater Bi da smaltire nell'organico).
Al secondo pilastro del bancone sono elencate le birre disponibili. Ci sono, come nel mondo del lavoro moderno, quelle stagionali (vale a dire precarie) e quelle fisse, col contratto a tempo indeterminato. Ogni tanto qualcuna fa il gran salto e, da temporanea, passa nell'olimpo delle durature, e quel giorno offre da bere alle colleghe.
Al bancone le chiacchiere con chi ti spilla la birra variano molto più di quanto una distribuzione gaussiana lascerebbe immaginare, da quale sia l'annata migliore di un certo vino ai consigli sull'andare, oppure no, a vivere insieme (e poi fare figli). E forse sarebbe una distribuzione da studiare. D'altro canto William Sealy Gosset - alias Student, quello della famosa T - spillava birre in una fabbrica della Guinness a Londra, fra una pubblicazione e l'altra.
E, potete starne sicuri, la matematica ingurgita questa città. La Normale le dà lustro. Galilei - più di Garibaldi - è stato qui. Ma anche Fermi e Pontecorvo. E Fibonacci.
Da queste parti è nata la CEP, il primo computer d'Italia. Ne porta testimonianza il museo degli strumenti, che ha trovato ubicazione ai vecchi macelli, vicino l'Arsenale e il lungarno.
Non solo Scienza, però, ha innamorato gli animi studenteschi di cui la città ha fatto sempre collezione temporanea. Profondamente intrecciata al sapere c'è, com'è ovvio, la politica.
Covo di anarchici, movimentisti, sognatori. Formatrice di studenti. Ce ne sono transitati a migliaia, che hanno svernato qui prima di riannodare la loro vita altrove.
Quando di matematica e di politica non se ne può più, ecco che ci si può rifugiare all'Orzo. O andarci di proposito, a parlare di politica e di matematica. O di tutto il restante...
A questo pub sono legati aneddoti ed episodi che sarebbe meglio tacere. Complici le innumerevoli Yeti e Martesane ingurgitate nei dopo-partita, la città ha avuto occasione di venire a conoscenza di una miriade di particolari (e molti intimi) di ognuno dei suoi abitanti.
Molte coppie si sono formate ai suoi tavoli, molte amicizie sono nate e fermentate al suo interno, molte vite e giovinezze sono state vuotate insieme ai boccali, e molte rivoluzioni sono state sognate e pianificate insieme al compagno Luppolo Fermentato.
In definitiva, l'Orzo Bruno è il miglior posto in cui trascorrere l'esistenza, ed il migliore dei birrifici possibili.
Autore: Giorgio Macauda
Premio letterario "Racconta la tua città", primo classificato.
Copertina: foto di Tavallai via flickr