- Tempo di percorrenza: 8 ore
- Difficoltà: Facile
- Perchè ci piace: L'odore ultra secolare degli ulivi si mescola dolcemente con il salino del mare in un tripudio di emozioni. La lentezza della pedalata consente anche ai più scettici di sperimentare una nuova tipologia di visita guidata in cui divertimento e apprendimento fanno da padrone.
- Lunghezza: 16 km
- Dislivello: 10 m
- Percorribilità: In bicicletta
- Costo: 0 €
- Il nostro consiglio: La tratta, nonostante le distanze, si percorre agevolmente con comode bici urbane puntualmente fornite dall'organizzazione. Nelle giornate primaverili-estive particolarmente soleggiate è consigliabile indossare un cappello con visiera e un paio di occhiali da sole. Inoltre portare con sé anche la crema solare e l'immancabile macchina fotografica per immortalare la bellezza di questi luoghi. I periodi di percorrenza più indicati sono da Marzo a Giugno e da Settembre a Novembre, questo perché le condizioni climatiche negli altri periodi, per motivi opposti, non sono tendenzialmente favorevoli.
Il nostro ciclo tour parte dalla masseria Oasi San Giovanni Battista (in località Fasano-Montalbano, provincia di Brindisi), un'antica masseria fortificata risalente al 1600 circa, oggi adibita alla funzione di ospitalità rurale sostenibile.
Essa conserva ancora l’antico frantoio con la macina, le presse e le cisterne per la raccolta dell’olio; possiede anche una graziosa chiesetta costruita ai primi del settecento intitolata alla Madonna della Madia protettrice di Monopoli.
Una volta in sella alle bici gentilmente concesseci dalla masseria, ci immettiamo in quella antica arteria che, attraversando tutta la piana olivetata intorno al parco, univa Brindisi a Benevento: la via Traiana.
Questo crocevia commerciale che favorì lo sviluppo agricolo del territorio, ci racconta solo in parte quali e quanti popoli e civiltà abitarono la zona lasciandovi impressi segni tangibili del loro passaggio.
I giacimenti culturali ivi presenti, dai frantoi ipogei romani e medievali al sistema delle masserie, dagli insediamenti rupestri ai numerosi luoghi di culto arrivando fino all'arte muraria dei muretti a secco, stanno a testimoniare che la commistione di culture temporalmente lontane tra loro, ha generato un patrimonio storico, paesaggistico, culturale ed economico molto variegato che è andato sedimentandosi e arricchendosi nel corso del tempo.
Proseguendo nelle vie solcate un tempo dai mercanti, si rimane stregati dalla sinuosità, dall'eleganza, dalla multiformità dei ceppi d'ulivo presenti nell'omonima piana. Il pungente odore emanato dalle loro imponenti e folte chiome si fonde al salino di mare che, cullato da un leggero maestrale, risale fino a valle.
La concavità delle loro maestose cortecce si deve al fatto che, brulicando di batteri parassiti (la xylella ne è un tipico esempio), l'interno della corteccia stessa viene bruciato così da impedirne la proliferazione.
Se tutt'oggi il Parco Dune Costiere può fregiarsi del titolo di Parco Naturale Regionale, parte dei meriti vanno ascritti all'abilità dei coltivatori che hanno saputo tramandare nel tempo l'importanza di tutelare questi beni agro-naturalistici dal valore inestimabile.
Una volta lasciatasi alle spalle la piana olivetata, al ritmo di pedalate lente e consapevoli, si giunge nella zona di coltivazione del grano duro Senatore Cappelli, una tipologia di grano risalente ai primi del '900, periodo in cui l'omonimo senatore promosse una riforma agraria atta a distinguere i grandi duri da quelli teneri.
La pianta rappresenta un unicum genetico poiché, nonostante la sua altezza (che mediamente si attesta sui 180 cm), non presenta curvature tipiche dell'allettamento e inoltre non ha mai subito alterazioni genetiche. Il che la rende non solo un prodotto d'eccellenza circoscritto al parco ma ambito a livello nazionale. Tra le sue straordinarie proprietà, quella di sterminare le infestanti presenti sul suo apparato radicale fa di essa una tipologia di pianta che ben si presta alle coltivazioni biologiche, in quanto non prevede l'utilizzo di fertiilizzanti né tantomeno di diserbanti.
Valicando un breve tratto di strada asfaltata si raggiunge comodamente quella che è la più grande zona paludosa e umida del parco con 4 stagni ad acqua dolce, la zona umida del Fiume Morelli.
La zona un tempo sopra il livello del mare vide l'origine di queste zone umide a causa della permeabilità del terreno carsico ricco di calcarenite che favorì l'insinuarsi delle acque piovane nel sottosuolo.
Nell'area retrodunale Morelli si localizzano diverse tipologie di steppe salate mediterranee tra cui canneti, salicornieti e giuncheti in prossimità dei quali si sono conservati ginepri plurisecolari che costituiscono un habitat ormai rarissimo nel Mediterraneo, e per questo dichiarato d'interesse prioritario dall'Unione Europea.
Per salvaguardare una vegetazione fluviale così variegata si è istituito un sistema di monitoraggio che regola il flusso del fiume in modo tale da evitarne l'inaridimento e al tempo stesso scongiurare il rischio di piene che minerebbero l'ecosistema "aereo".
E' possibile ammirare in differenti periodi dell'anno esemplari di falchi pecchiaioli, Martin pescatori, Aironi cenerini che nella fase migratoria, piombano sulle acque del fiume alla ricerca di prede.
Negli impianti di acquacoltura presenti, un tempo si pescavano i cefali tramite il desueto metodo della sciabica, e le anguille ancora oggi pescate con le nasse.
Se le temperature lo consentono, non perdete l'occasione di vivere l'esperienza di un bagno nella suggestiva cornice del litorale dunale.
Le spiagge, composte da frammenti di gusci di organismi, presentano una colorazione nerastra dovuta ai detriti di origine vulcanica, ricchi di ossidi e di ferro, provenienti dal vulcano Vulture.
Dopo il relax di un bagno ci si tuffa nuovamente ma procedendo verso l'entroterra. Da lì, tramite un percorso ad anello, si ripercorrono a ritroso gli ambienti delle dune, delle zone umide retrodunali e degli oliveti fino ad arrivare a quella che è la più grande testimonianza pervenutaci dalla "civiltà megalitica": il Dolmen di Montalbano.
Il monumento megalitico, risalente all'età del bronzo (II millennio a.C), è costituito da due lastre lapidee verticali a sostegno di una orizzontale che funge da tetto. L'integrità in cui versa fa pensare che, nonostante il succedersi di popolazioni e civiltà diverse, il Dolmen sia sempre stato identificato come luogo di culto e in quanto tale depositario di un aura di rispetto.
Il ciclo tour nel Parco Dune Costiere, custode di tesori ambientali, storici e naturalistici, si conclude con il ritorno alla masseria Oasi San Giovannni Battista.
Autore: Pietro Musso
Foto di copertina di Pietro Musso