A due o a quattro zampe non importa, oggi è festa dei nostri amici animali. Si festeggia infatti Sant’Antonio Abbate, il santo protettore degli animali. E un’antica tradizione racconta che durante la notte del 17 febbraio gli animali domestici abbiano la possibilità di parlare.
Normalmente raffigurato a fianco di un maialino e con al collo una campanella, Sant’Antonio Abbate è il santo protettore degli animali domestici. Era un eremita egiziano, nato a Coma (nel cuore dell’Egitto), che abbandonò ogni cosa per vivere in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso. E’ considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.
In diverse zone d’Italia il 17 gennaio tradizionalmente la chiesa benedice gli animali domestici e le stalle.
In Campania durante la sera del 17 gennaio vengono accesi dei falò che simboleggiano dei fuochi purificatori, per abbandonare il passato e aprirsi all’anno nuovo. A Nusco (Avellino), lo chiamano ‘A vampa ‘e Sant’Antuono’ (Il falò di Sant’Antonio).
Secondo la leggenda, infatti Sant’Antonio Abate si era recato negli inferi per rubare il fuoco al Diavolo, al fine di permettere agli uomini di riscaldarsi e farne buon uso, riuscendovi con l’utilizzo del suo bastone, incendiandolo sull’estremità superiore.
In Sardegna il santo è chiamato ‘Sant’Antoni de su fogu’ (Sant’Antonio del fuoco), e anche qui si accendono dei falò e si prepara un dolce tipico, il pan’e saba. A Chieti e a Teramo, in Abruzzo, si preparano gli uccelletti di Sant’Antonio, dei dolcetti tipici a forma di uccelli.
In Veneto, una leggenda racconta che la notte del 17 gennaio gli animali hanno la possibilità di parlare. Durante questa notte i contadini non si avvicinavano infatti alle stalle perché sentire le conversazioni degli animali poteva essere segno di cattivo auspicio.
Se davvero i nostri amici animali questa notte potessero parlare, come racconta la leggenda veneta, cosa ci direbbero?