Tante incognite, pochi passi avanti, nessuno stallo. Così si conclude la COP 22 di Marrakech
Dopo due settimane di negoziati si è conclusa la COP 22 di Marrakech, la ventiduesima Conferenza ONU sul clima. Dai bollettini e dai vari comunicati delle nazioni partecipanti si evince un risultato moderatamente positivo, anche se dall’analisi degli accordi raggiunti la prima impressione è che in quest’occasione si sia deciso poco, quasi niente. Il principale obiettivo raggiunto è stato quello di stabilire che entro dicembre 2018 dovrà essere definito il regolamento di attuazione dell’Accordo di Parigi e il sistema di monitoraggio degli impegni presi da ciascun paese firmatario.
Si è ribadito l’obbligo da parte dei Paesi partecipanti di fare il punto sulle proprie emissioni di CO2 entro il prossimo anno così da anticipare di due anni, quindi al 2018, gli INDCs (Intended Nationally Determined Contributions), ovvero gli impegni di riduzione dei gas serra emessi in atmosfera che ciascun Stato Membro dichiara di voler raggiungere.
Pochi, quindi, i provvedimenti concreti e tanti gli argomenti ancora in fase di definizione, come l’istituzione del Green Climate Fund, il Fondo Verde pensato per sostenere l’azione climatica nei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo di quello che doveva essere il principale punto all’ordine del giorno, rimane quello d’istituire entro il 2020 un fondo economico di 100 miliardi di dollari all’anno. L’ostacolo emerso consiste nel fatto che i paesi donatori vogliono controllare come vengono spesi i loro contributi dai paesi riceventi, ovvero quelli economicamente più poveri, che però non vogliono interferenze esterne nelle loro politiche di adattamento al cambiamento climatico. Il dato di fatto è che ad oggi il fondo è fermo a 81 milioni di dollari di contributi promessi dalle sole nazioni europee di Belgio, Germania, Italia e Svezia.
Mentre si chiude la Conferenza di Marrakech si guarda già alla prossima Conferenza delle Parti che si dovrebbe tenere a Bonn, in Germania, ma che dovrebbe essere guidata dalle Isole Fiji, arcipelago tra i più a rischio a causa dell’innalzamento dei mari dovuto al cambiamento climatico. Ma in vista della prossima conferenza sul clima si fa sempre più forte l’incognita Trump. Il Presidente eletto degli Stati Uniti, negazionista del riscaldamento globale, in più occasioni ha ventilato la possibilità di un ritiro degli USA dall’impegno di riduzione dei gas serra. Così il primo ministro delle Isole Fiji, Frank Bainimarama, durante la plenaria finale di Marrakech ha invitiamo Donald Trump a farsi un viaggio nell’arcipelago dell’Oceania per vedere con i suoi occhi se i cambiamenti climatici non esistono.
E’ chiaro che la COP 22 si è conclusa con tante incognite, pochi passi avanti ma almeno nessuno stallo. I Paesi firmatari dell’accordo di Parigi hanno ribadito l’impegno a mantenere il riscaldamento del pianeta entro 2 gradi rispetto dai livelli pre-industriali, come però questo si attuerà non è ancora dato a sapere e lo si deciderà, forse, tra circa un anno.
Foto di copertina di NASA Goddard Space Flight Center via Flickr