Cosa hanno in comune il Barone Rampante di Calvino, il Tarzan di Burroughs ed un orango? Facile! Abitano tutti nella foresta o meglio sulla foresta, tra le ombrose fronde di ogni genere d’albero.
Se la cosa vi sembra strana un’occhiata alle vostre mani dovrebbe bastare a farvi ricredere. Infatti il vostro agile pollice opponibile non si è certo sviluppato per permettervi di premere i tasti dello smartphone, ma per afferrare rami con sicurezza!
Insomma, la vita sugli alberi è letteralmente nella nostra storia e nel nostro genoma anche se oggi, sepolti come siamo nei grigi simulacri d’albero che popolano le nostre città, tendiamo a dimenticarcene.
Eppure non per tutti è così e girando per il mondo possiamo ancora trovare gente che per lavoro, necessità o semplice passione ha deciso di recuperare le proprie radici (è proprio il caso di dirlo) arboricole.
Cominciamo dunque dalla giungla della Nuova Guinea, precisamente nel Sud est di Irian Jaya, dove la tribù dei Korowai si è adattata a costruire le proprie case sulle cime di alti alberi, in modo da difendersi dai pericolosi vicini, i Citak, famigerati cacciatori di teste.
Queste costruzioni sono veramente incredibili: costruite su uno o più fusti, hanno un’altezza compresa tra 6 e 12 metri ma in alcuni casi possono raggiungere addirittura i 35 metri: dei veri e propri grattacieli verdi!
Ma la parte superiore della foresta non costituisce solamente il vertiginoso rifugio di alcuni uomini, è anche un vero patrimonio di biodiversità.
Di fatto la chioma degli alberi non solo rappresenta il luogo più biologicamente ricco della foresta pluviale, ma anche il più inaccessibile. Scienziati di tutto il mondo stanno cercando di trovare nuovi modi per esplorare questa inaspettata ultima frontiera.
Oggi lo studio delle fronde più alte degli alberi può contare persino sull’uso di mongolfiere e piattaforme gonfiabili che vengono tranquillamente adagiate sul tetto verde della giungla.
A fianco di queste nuove ed eccitanti forme di studio della foresta esistono anche delle più tradizionali passerelle: le cosiddette canopy walkways.
Alcune di queste hanno preso piede come attrazioni ecoturistiche, come la prima ad essere stata costruita per questi scopi al Lamington National Park in Australia (lunga 180 metri e alta fino a 36) o come altre nella foresta di Dhliza, in Sud Africa, nel Taman Negara National Park in Malaysia oppure nel Kakum National Park in Ghana. Anche in alcuni giardini botanici come l’Atlanta Botanical Garden è possibile trovare strutture di questo genere.
Questo modo di vivere sugli alberi si adatta al meglio agli animi desiderosi di scoperta e di avventura. Tuttavia, la vita arboricola può anche essere davvero molto confortevole.
Se però la prospettiva di costruirvi la vostra personale e funzionale casa sull’albero vi sembra un po’ troppo azzardata o costosa, non demordete! Sul sito treehousemap potete trovare una mappa molto interessante che vi mostrerà dove trovare dei veri e propri hotel sospesi.
Non vi resta che cominciare la ricerca, magari partendo da queste case (e hotel) sugli alberi eco-sostenibili
Ormai lo avrete capito, il genere umano, nato sugli alberi, alle volte cerca di tornarci ed è bello vedere in quanti modi e con quanta fantasia è possibile farlo.
Cover image: Foto aerea di una casa sull’albero abbandonata, alta circa 50 metri, in Korowai, southeastern Papua.