E’ ormai risaputo che gran parte delle azioni quotidiane di ciascuna persona hanno un effetto più o meno influente sulla salute ambientale del pianeta, ma come fare per saper riconoscere il limite?
Il centro di ricerca internazionale Global Footprint Network, analizzando la capacità di produzione di risorse del pianeta e confrontandole con il relativo consumo e la produzione di agenti inquinanti, stima ogni anno la data in cui l’impronta ecologica dell’umanità sorpassa le capacità rigenerative della Terra.
Tale giorno viene chiamato Earth Overshoot Day e negli ultimi anni si è anticipato sempre più: infatti se nel 1993 il giorno del superamento è stato il 21 Ottobre e nel 2003 è stato il 21 Settembre, nel 2014 il 19 agosto, quest’anno (2017) è arrivato il 2 Agosto. Da quel giorno stiamo consumando più di quanto il pianeta si possa permettere.
Una Terra e Mezzo
Così in soli 8 mesi abbiamo esaurito le risorse prodotte naturalmente dal pianeta. Per soddisfare il fabbisogno energetico e al contempo permettere alla Terra di assorbire gli agenti inquinanti che immettiamo nell’atmosfera, ci vorrebbe in realtà la capacità di rigenerazione di un pianeta e mezzo.
E’ bene sapere che le risorse consumate non sono solo quelle energetiche ma anche quelle riguardanti la produzione di cibo, le foreste e tutte le altre materie prime che utilizziamo e trasformiamo. Ma come siamo arrivati a questo punto?
Se negli anni ’60 l’umanità consumava annualmente solo i tre quarti delle risorse prodotte dalla Terra, il successivo boom economico e demografico, l’industrializzazione e tutto ciò che ne è conseguito, ha notevolmente aumentato il fabbisogno energetico ed inoltre ha prodotto sempre più inquinamento. Un binomio che è andato progressivamente a peggiorare la situazione.
Il danno non è solo ambientale (riduzione della biodiversità e cambiamento climatico innanzitutto) ma anche economico, poiché la scarsità di risorse induce un aumento dei costi, e civile, perché alcuni Paesi potrebbero essere in grado di sostenersi con le proprie riserve di biocapacità, mentre altri (la maggioranza) no.
Ad esempio, analizzando la situazione dei singoli Paesi, in Italia consumiamo un quantitativo di risorse ecologiche pari a 4 volte le capacità del territorio in cui viviamo, la Svizzera 4 volte e mezzo, mentre il Qatar 6 volte ed il Giappone ben 7 volte.
Controllare l’impronta ecologica
Il Global Footprint Network compie costantemente ricerche sulla sostenibilità ambientale e nel corso degli anni ha evidenziato la necessità di comprendere nei piani governativi ed economici di qualsiasi nazione dei progetti per la gestione delle risorse e diversi Paesi stanno già collaborando con il centro di ricerca.
Oltre agli ampi programmi governativi esistono diversi modi in cui possiamo controllare la nostra impronta ecologica personale, semplicemente facendo attenzione alle piccole scelte di tutti i giorni o ponendosi dei buoni propositi, soprattutto quando viaggiamo:
In città: se vivete in un importante centro urbano, tanto per iniziare è meglio preferire il trasporto con mezzi pubblici che consentono di risparmiare sulle emissioni di CO2, ma altri lati positivi sono la riduzione del traffico, ed eviterete la scocciatura della ricerca del parcheggio e relative spese. Chi abita invece lontano dalla città può comunque informarsi sulle possibilità di risparmio offerte da servizi tra bus, treni e car sharing.
In vacanza: quando scegliete il luogo per il vostro soggiorno, fate attenzione ad alcuni dettagli che indicano quanto la struttura sia eco-compatibile. Può ad esempio essere rifornita in una percentuale più o meno alta da fonti rinnovabili, proporre menù con cibo a km 0, le pulizie possono essere svolte senza l’uso di agenti chimici ma con detergenti eco, eventuale organizzazione di escursioni e visite per conoscere meglio il patrimonio naturale, ecc.
Negli acquisti: sembra un’azione poco influente ma in realtà quando compriamo qualcosa stiamo contribuendo allo sfruttamento delle risorse e non solo in termini di assunzione di cibo. Ad esempio se acquistiamo prodotti fuori stagione stiamo finanziando un commercio molto dispendioso in quanto si tratta di importazione oppure di coltivazioni in serra che consumano molto di più rispetto a verdure o frutta che crescono naturalmente. Impariamo quindi a riscoprire e seguire la stagionalità dei prodotti. Il discorso è estendibile anche all’abbigliamento, oggettistica e quant’altro,: in tal modo finanziamo l’artigianato e l’economia locale, sempre un bene in tempi come questi.
In natura: quando visitiamo un luogo, naturale o creato dall’uomo, ricordiamoci sempre di rispettarlo e lasciarlo come l’abbiamo trovato. Non lasciare sporcizia in giro perché anche un solo fazzoletto di carta impiega come minimo 3 mesi per essere smaltito, una gomma da masticare 5 anni, ed un filtro di sigaretta 10 anni. E una bottiglia di plastica? Impiegherebbe ben 5000 anni! Da qui l’importanza della raccolta differenziata, sempre e ovunque.
Per chi volesse calcolare l’entità della propria impronta ecologica, il Global Footprint Network ha preparato un semplice test attraverso cui ci si può rendere conto dell’importanza delle piccole scelte quotidiane, al seguente indirizzo: Calcola la tua impronta ecologica
Foto di copertina: Planet Earth, by BJ Hale via Flickr