“Non esiste amore più sincero di quello per il cibo” ha scritto George Bernard Shaw in “Uomo e superuomo”.

Ed ovviamente noi italiani non possiamo non sposare in toto la citazione.

Per noi, il cibo “é una cosa seria”: attorno ad una tavola si fanno affari, si definiscono accordi, ci si incontra, ci si fidanza, ci si sposa e ci si lascia, perfino.

Non c’é evento della nostra vita, pubblica o privata, che non richieda o non sia celebrato almeno con qualche stuzzichino (oggi “finger food” che fa tanto “chic” direbbe una mia professoressa d’antan) e da un bicchiere (flute, pardon!) di vino, con più o meno bollicine.

I ristoranti italiani abbondano nel mondo e persino in destinazioni remote, come la Cambogia o Boa Vista nell’arcipelago di Capo Verde, se ne trova qualcuno, a dire il vero più di uno.

I nostri chef sono ormai delle “personalità” che vengono intervistate, scrivono libri, girano “spots”, danno consigli e …vanno addirittura in tour all’estero come delle vere e proprie “star” .

Eppure, ebbene sì, c’é un “eppure”: nonostante questo amore e questa attenzione per la nostra cucina, ci imbattiamo ancora in veri e propri “capitomboli”, “strafalcioni” o, chiamiamoli, “divertenti luoghi comuni” sulla  cucina italiana, così come é vista dai suoi maggiori estimatori: gli stranieri.

Ecco una breve lista di cinque “inciampi” che, temo, sarà difficile sradicare nella mente dei nostri affezionati fan:

1. Spaghetti alla bolognese

Sì lo so, é nei menu di tutti i ristoranti e potreste portarmi fotografie prese con lo smart phone o l’ipad a testimonianza, ma nessun italiano avrà mai il coraggio di ordinarli.
“Spaghetti alla bolognese”? Ma cosa saranno mai?
Leggendo scopriamo che si tratta di spaghetti conditi con il “ragù” o “ragout” che dire si voglia.
Ora:
a. Se sono al “ragù” in italiano, perché sul menu per gli stranieri li chiamiamo “alla bolognese” e perché oramai anche se non sono sul menu, caso raro, li chiedono con tale nome? Follia collettiva estera?
b. Nessun italiano sano di mente (e di gusto) mangerebbe spaghetti con il ragù. Perché? Non c’é una spiegazione; é un dogma: é nel nostro DNA.
Sì alla “tagliatella al ragù”.
No allo “spaghetto alla bolognese”.
Cari inglesi, e non solo, in una terra in cui addirittura abbiamo due papi, prendete anche questo come un dogma: “tagliatella al ragù”.

2. Pizza con pasta.

Lo so, lo so: c’è la prova e la vedete anche in queste immagini.
Ma avete mai davvero visto un italiano ordinare e poi mangiare una pizza con la pasta sopra? Siamo seri: la pizza ha “ pummarola n’coppa” tutt’al più, ma non la pasta.
E sì, anche questo è un dogma.

3. Pizza con montagne di cibo “n’ coppa”

E’ vero, può accadere che un gruppo di amici decida di ordinare la mitica “pizza da un metro” e che decidano pure di avere quattro o cinque “condimenti” diversi sulla pizza: un pezzo “quattrostagioni”, un altro mozzarella di bufala, un altro gamberetti e quell’altro ancora pure patatine fritte (poco italiano, ma tant’é), ma si tratta di un metro di pasta calda e fragrante cotta nel forno a legna.
Capite il punto? Ogni “aggiunta” ha il suo spazio, la sua area di pertinenza per sprigionare sapori e aroma, la sua dignità definita dallo spazio a lei riservato.
Nessuno ordinerebbe, per il suo metro di pizza, un’accozzaglia di “topping” (ovvero i condimenti della pizza) che si sovrappongono in un’orgia di sapori, colori ed odori balorda.
Una persona che ingoia cibi diversi senza assaporarli, non sta gustando la pizza e, quindi, la vita.
Noi italiani, invece, amiamo gustare, sentire i sapori e la consistenza e parlarne.
Ecco, se durante le partite della nazionale siamo tutti allenatori, così durante un pranzo o una cena, siamo tutti dei novelli Artusi o Cracco.

4. La tovaglia a scacchi bianchi e rossi

Lo so, sto per demolire un “cult” dei film anni Cinquanta e Sessanta girati quando “Cinecittà” era la “Hollywood” europea, un sacrilegio, ma qualcuno deve farlo.

I ristoranti italiani non hanno la tovaglia a scacchi bianchi e rossi e neppure le bottiglie vuote e panciute che contenevano Chianti in cui campeggia una candela di cera, possibilmente rossa, accesa per la coppia innamorata.
Eh già, un duro colpo soprattutto per i più romaticoni cresciuti a suon di “Lilly ed il vagabondo” di Walt Disney; ebbene sì, zio Walt vi ha mentito tutto questo tempo.

I ristoranti hanno generalmente tovaglie monocrome e la parte superiore, quella che viene cambiata più volte durante il servizio, è bianca o su toni écru: semplice economia e buon senso visto che le tovaglie sono in prestito dai servizi di lavanderia e quindi oggi possono essere del tuo ristorante e domani di quell’altro.
Per quanto concerne la candela: mai provato a smacchiare una tovaglia su cui è colata cera rossa?

C’è una via di uscita a questo sogno infranto: troverete comunque ristoranti con la tovaglia bianca e rossa d’ordinanza e candela con fiamma tremolante per i vostri sguardi languidi.
E non sarete solo voi, cari tedeschi e russi, a gioire e ad esultare con “Che romantico!”, “Che pittoresco!”: l’ italiano in fila davanti o dietro a voi starà dicendo, o solo pensando, per non interrompere il vostro stupore e rovinare la vostra immagine di cosa é genuinamente italiano, lo stesso.

5. Una rubiconda mamma italiana

pronta ad abbracciare i propri ospiti tra due braccia a tenaglia si nasconde in una cucina fumosa e caldissima.
E’ pur vero: ogni “mamma” italiana é un’ottima cuoca e storie di grandi chefs italiani stregati dallo stufato materno o dalla torta della nonna non sono rare, anzi. Eppure il punto é proprio quello: stregati sulla “via del fornello”, “estasiati” dai fumi e dagli aromi di canella e cardamomo sono loro, gli “chef” uomini.
Sono loro che ottengono, poi, la notorietà e le lodi pubbliche.
Pensiamo ai grandi nomi della cucina di oggi: Carlo Cracco, Enrico Oldani, Gualtiero Marchesi, Alain Ducasse, Massimo Bottura, Ferran Andria, Gordon Ramsey. Tutti uomini
E così, anche in Italia, rispettiamo il trend e la cucina d’eccellenza é “un mondo maschile”, seppure con qualche lodevole eccezione, come Nadia Santini che é nella lista dei dieci migliori chef del mondo ed é una “signora”.

Confusi? Non ci riconoscete più come il paese del sole, degli spaghetti e della pizza?
Non avete più il coraggio di entrare in un ristorante italiano, in nessuna parte del mondo, e ordinare a cuor leggero “spaghetti alla bolognese”?
Sopravviverete e comunque avrete ancora mille e un “comportamento sospetto” che vi bollerà immediatamente, ai nostri occhi, come “foresti”.
Ad esempio, ordinare e bere il cappuccino mentre si pranza o chiedere di avere la pasta come contorno di un secondo piatto.

Non temete: non riuscirete a mimetizzarvi ed a divenire italiani.
Daltrocanto, noi all’estero é anni che ci mimetizziamo e cerchiamo di non farci riconoscere, ma ci individuate sempre. Vorrà pur dire qualcosa, no?


Autore: Cristiana Pedrali

"Amare il proprio lavoro è la cosa che si avvicina di più alla felicità sulla terra" (Rita Levi Montalcini) e ".. perchè quando le persone vere cadono nella vita reale si rimettono in piedi e riprendono a camminare" (Carrie Bradshaw "Sex and the city"): questi sono i miei due mantra. Io sono un pò così: mi muovo tra il serio ed il faceto per restare a galla tra mille interessi ed impegni e riuscire a sorridere. Ho lavorato e lavoro nel settore del turismo e del web ed ogni tanto cerco un pò di ossigeno nella scrittura e nei viaggi!
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