Figure familiari sulle coste nostrane, i fari sono oggi testimoni di un’epoca, in cui i commerci d’oltremare determinavano la ricchezza economica e la supremazia culturale di un Paese. Grazie all’illuminata collaborazione tra Marina Militare, legale proprietaria, ed enti e privati alcuni fari stanno vivendo una nuova vita, potete visitarli e persino passarvi una notte all’insegna del romanticismo!
Dal primo faro, origine del nome tramandatoci dalla leggenda, quella torre che si ergeva sull’isola greco egiziana di ”Pharos” nel 300 AC, fino all’americana “Statua della Libertà” del 1886 DC, dotata anche essa di raggio ottico, i fari hanno guidato le navigazioni di vascelli e di barche da tempi immemori rappresentando, spesso, la salvezza in mezzo a vaste distese d’acqua: se c’era un raggio, c’era terra e, quindi, salvezza.
Lo sviluppo dei moderni mezzi di geolocalizzazione, radar e GPS, ed un cambio culturale che ha trasformato le traversate su transatlantici in memorabilia cinematografia (cfr “Titanic”) ha portato alla perdita di funzione di questi alti guardiani del mare ed al loro progressivo abbandono.
Ma un immenso patrimonio immobiliare inutilizzato, posizioni geografiche mozzafiato ed il sempre maggiore anelito allo “staccare la spina” hanno determinano un’ inversione di marcia: non più segno di inizio della terra e della civiltà, ma, quasi per paradosso, rifugi per scappare “dalla civiltà”, oggi i fari ospitano eleganti “guest house” o “spartani B&B” in cui passare del tempo all’insegna del silenzio e di ritmi più naturali.
Certo, un paio di precauzioni si rendono necessarie, prima di partire: se il faro è circondato da una bellezza aspra e selvaggia è perché… il centro commerciale più vicino non è esattamente dietro l’angolo, né tantomeno il pronto soccorso, ergo è bene partire con scatoloni ben organizzati di cibo e bevande oltre che di medicinali di primo soccorso ed evitare di trovarsi a “dover far 3 ore di traghetto se hai voglia di gelato” come ha recentemente detto il sig Moffat, il capo della famiglia che proprio recentemente ha lasciato la sua dimora accanto alla “Statua della Libertà” su Ellis Island (New York).
Ma una volta preparati i bagagli e gli scatoloni, partite e non dimenticate quel classico che è sulla vostra scrivania da anni o le tele ed i pennelli che vi eravate regalati per portare “colore e creatività” nella vostra vita: sarà proprio lì, sull’altra scogliera spazzata dal vento e con la sola compagnia di gabbiani e pulcinelle di mare che troverete “la stanza tutta per sé” di cui parlava Virginia Woolf, un ‘esperta in materia di “lighthouse” e “fari”.
E se la vostra prossima vacanza deve essere all’insegna del romanticismo, vi basti considerare che un recente sondaggio indica “lasciarsi travolgere dalla passione in un faro” come “IL” sogno per eccellenza delle donne del Regno Unito… che poi le stesse amino sottolineare che il partner della passione deve essere, possibilmente, sposato ad un ‘altra, è solo un piccolo dettaglio!
Via dalla pazza folla. Il faro di Capo Spartivento, a Chia, Sardegna
Considerato oggi uno dei fari, se non “il faro”, più bello del mondo, “Capo Spartivento” è stato trasformato in una lussuosa guest house arroccata sulle scogliere e con vista a 360° sul turchese mare della Sardegna.
Costruito nel 1856, ancora oggi di proprietà della Marina Italiana, ma ceduto parzialmente ad un creativo e coraggioso imprenditore che ne ha ricavato un eco resort, punto di partenza per la ricerca di remote spiagge (Cala Cipolla tra le altre) e di calette nascoste o punto di approdo per ricaricarsi lontano da ritmi sincopati.
All’interno del faro ci sono 4 juniorsuites, sotto la lanterna ancora funzionante, e 2 mini appartamenti esterni, questi con soffitto in vetro per dormire sotto il manto di stelle di un cielo senza inquinamento luminoso che è, ormai, più africano che italiano.
E per sentirvi come il guardiano del faro, vi basterà salire alla terrazza e servirvi del telescopio lasciato là proprio per chi “lupo di mare” lo è almeno nel cuore.
Info: la struttura ricettiva possiede pannelli solari per la produzione di acqua calda ed effettua la raccolta differenziata al 100%. Per informazioni e prenotazioni: Capo Spartivento
Il guardiano pittore del faro. Il faro di Capo Bellavista, ad Arbatax, Sardegna
Costruito 10 anni dopo il faro di Capo Spartivento, il faro di Capo Bellavista si erge sulla sommità delle scogliere di Arbatax a circa 165 metri sopra il livello del mare.
Dotato di una leziosa lanterna in stile Liberty, questa non è la sua unica particolarità: la leggenda vuole che un suo passato guardiano fosse anche un ottimo artista, seppur dilettante, ed impiegasse parte delle lunghe ore solitarie a decorare i muri interni del faro.
Oggi, quasi del tutto persa la sua funzione di segnalatore di posizione, il faro si è saputo regalare una “seconda vita”: è membro attivo della ”World Metereologcal Organization” per conto della quale non solo misura le temperature, ma le precipitazioni atmosferiche, la velocità dei venti e grazie ad una boa ad esso collegata anche l’intensità delle mare e del fenomeno “onda morta”.
Chissà quanti hanno visto la mia lanterna ed io non lo so! Il faro di Cozzo Spadaro, a Capo Passero, Sicilia
All’estrema punta meridionale della Sicilia, è uno dei fari architettonicamente più suggestivi perché, pur non essendo direttamente su uno scoglio a picco sul mare, è visibile per un ‘ampiezza di ben 360° ed, al contempo, consente al suo guardiano la stessa ampiezza di vista, il tutto grazie alla sua struttura ottagonale.
Il Capitano di Marina Giovanni Lupo che ci vive con la famiglia ha imparato a convivere con la solitudine ed a interpretare i segnali della Natura: se i gabbiani non volano e stanno tutti appollaiati sugli scogli fissando un punto all’orizzonte, statene pur certi: la tempesta si sta avvicinando. E se si tratta di una tempesta con contorno di lampi e tuoni, meglio evitare di salire i 163 gradini della scala a chiocciola fino alla lanterna. “La lanterna” osserva il Capitano Lupo “Chissà in quanti l’hanno vista, senza che io lo possa sapere!”
Il “convitato di pietra” del faro di Punta Libeccio, a Marettimo, Isole Egadi, Sicilia
Già dal 1856 il faro illumina questa parte di costa e di mare spingendo il suo fascio per circa 50 km nel buio tanto da incrociare il corrispettivo raggio del Faro di Capo Bon, a Tunisi.
Ma il “bacio virtuale” del faro di Punta Libeccio non è la sola stravaganza di questo faro, per quanto le altre siano meno “romantiche”. In posizione strategica, e per tale motivo destinato ad essere distrutto per ordine dei Nazisti, nella disperata impresa di impedire lo sbarco alleato sulle coste siciliane, il faro è stato molto spesso l’ultima cosa vista da marinai in balia delle tempeste. I corpi di queste sfortunate vittime del mare sono spesso stati restituiti dai flutti sulle spiagge di Marettimo ed hanno trovato sepoltura, ma non pace, nel locale cimitero. Non hanno trovato la pace e, secondo la diceria popolare, vagano nelle notti ventose raggiungendo anche il faro e popolandolo di rumori, suoni ed echi lontani.
Da qui è nata la tradizione per cui il tavolo della cena della famiglia che abita il faro è sempre apparecchiato per un ospite in più: una tradizione che anche l’ultimo guardiano ha sempre mantenuta viva.. giusto per scrupolo.
La “Lanterna di Genova”, oggi il suo logo. Il faro di Genova
Costruita la prima volta nel 1128, al sorgere della potenza marinara di Genova, distrutta e restituita alla città nella sua forma attuale nel 1543, la “Lanterna” è oggi il simbolo della città di Genova. Oggi i visitatori sono accolti al suo interno e sfidati, se dotati di scarpe comode, a scalare i suoi 172 gradini per raggiungere il primo ballatoio da cui si può ammirare il via vai frenetico del porto e l’imponenza delle montagne che delimitano la costa ligure.
La torre ospita anche, unica nel suo genere, un museo multimediale con 150 filmati e documenti visivi che testimoniano le diverse fasi attraversate dalla città di Genova e dal suo porto sia attraverso gli occhi dei professionisti che dei suoi semplici abitanti.
Info: Faro di Genova
Il “Faro della Vittoria” ed il suo angelo. Il faro di Trieste
Costruito negli anni tra il 1923 ed il 1926 per celebrare i marinai che persero la vita durante la Prima Guerra Mondiale fu simbolicamente inaugurato da re Vittorio Emanuele III.
In cime svetta la “Vittoria Alata” a cui lo scultore Mayer dovette regalare ampie e flessibili ali per poter sfidare le raffiche di vento della gelida e terribile Bora che può raggiungere anche i 182 chilometri orari. L’opera di alta maestria scultorea è riuscita talmente bene che oggi, quando la Bora arriva, i triestini alzano lo sguardo verso il colle della Gretta, su cui si erge il faro di Trieste, ed osservano il loro “angelo” che sembra preparasi a spiccare il volo sul golfo sottostante. Una volta aperto al pubblico, ed anzi meta tradizionale per le gite fuori porta degli abitanti di Trieste.
Info: Faro della Vittoria, Trieste