Un viaggio nella Costiera dei Miti, dove l’antica Grecia incontra una natura selvaggia, rigogliosa di profumi e di sapori, culla della dieta mediterranea. Avrete l’imbarazzo della scelta, tra coste incontaminate, dove cantavano le sirene di Ulisse, grotte da esplorare, colline profumate di cedri ed ulivi da attraversare lungo antiche mulattiere (a piedi o a dorso d’asino). Per scoprire questo territorio dal fascino arcaico ed intenso, dove i prezzi sono ancora modesti, vi suggeriamo due suggestivi itinerari a piedi, ed una sosta ad Acciaroli, il piccolo paese sul mare che con i racconti dei sui pescatori ha affascinato Hemingway.
Il primo itinerario, sulle tracce di Enea, è uno dei percorsi sul mare più suggestivi di tutto il Sud, che seguendo un’antica mulattiera si muove tra terrazze verdi, alte falesie, coste rocciose famose ai greci per le acque tempestose, e spiagge bianchissime, dove anche in Inverno non potrete resistere alla tentazione di un bagno in mare!
Il secondo, Il sentiero dei fiori gentili, è un incantevole percorso di crinale che attraversa luoghi ermetici e mitici, alla scoperta delle “Stonehenge del Cilento”.
Tra montagne incontaminate e mare cristallino, i 1800 chilometri di sentieri del Parco Nazionale del Cilento e Vallo Diano, vi racconteranno la storia millenaria di un luogo baciato dagli Dei, che oggi è una calamita irresistibile per chi ama il turismo verde. E’ infatti il primo geo parco italiano, e, insieme alle aree marine di Santa Maria di Castellabate e Baia degli Infreschi, custodisce una delle aree protette più grandi d’Italia.
Sulle tracce di Enea. A piedi tra cielo e mare, da Marina di Camerota a Punta Infreschi
Palinuro, il nocchiero di Enea, l’eroe troiano sopravvissuto alla distruzione di Troia, giunto lungo le coste del Cilento, si innamorò di una bellissima fanciulla di nome Kamàraton. Ma, non ricambiato dall’amore, tentò di catturare l’immagine di lei riflessa nelle acque del mare, e annegò. La dea Venere, per punizione, trasformò la fanciulla in roccia, proprio lo sperone roccioso dove oggi sorge Camerota (che deriva proprio dal greco antico kamaròton, che significa curvo). Il paese, fatto di antiche costruzioni senza fondazioni, poggiate direttamente sullo sperone di roccia, domina dall’alto le vallate ricoperte di ulivi che scendono verso il mare. Poco distante dal centro storico di Camerota si trova la Contrada di San Vito, costellata di botteghe dove da generazioni si tramanda un sapere antico, la lavorazione dell’argilla, che affonda le sue origini nell’antica Grecia. Più in basso, dove la rigogliosa vegetazione mediterranea incontra il mare, si trova Marina di Camerota.
Da questo piccolo e suggestivo borgo marinaro ottocentesco si parte per un imperdibile itinerario a piedi tra terrazze profumate, alte falesie, coste rocciose, spiagge bianchissime e acque cristalline. Dal porticciolo di Marina di Camerota all’altezza della Grotta di Lentiscelle si cammina per 3 chilometri circa (due ore e mezza) lungo un’antica mulattiera che si apre improvvisa su paesaggi mozzafiato sul mare. Costeggiando baie e anfratti silenziosi, si arriva fino a Punta Infreschi, una delle spiagge più belle d’Italia, raggiungibile solo a piedi o via mare.
Salvatore, “l’uomo amato dai cani randagi, che preferirebbe essere amato da una donna” (come si descrive ironicamente lui) è la guida d’eccezione.
Provolone ed Enea, i due cani randagi adottati dal paese, ci accompagnano lungo tutto il tragitto a piedi di 7 km da Lentiscelle (Marina di Camerota) a Cala Bianca, fino a Punta Infreschi.
In questo tratto di terra che miliardi di anni fa era mare, i segni sulle rocce raccontano di quando, nei periodi caldi della storia, l’acqua arrivava a 12 metri di altezza sul livello attuale del mare. Sembra incredibile immaginare che in quel periodo in questo tratto di costa vivessero gli stessi animali che troviamo oggi in Africa e la stessa flora del Mar Rosso. Non ci credete? Nella grotta del Poggio, frequentata in epoca preistorica da gruppi di Neanderthal, sono state trovate le ossa di animali africani. Ma non mancano le testimonianze delle epoche più fredde, successive alle glaciazioni. A questo proposito, scopriamo che sulla montagna più alta del parco, il massiccio dei Cervati, hanno vissuto i cervi fino al 1800. Così il paesaggio mostra ancora i segni dell’alternanza di periodi caldi e freddi avvenuta nel corso dei millenni, che ne ha influenzato la vegetazione e la fauna.
Si percorre una baia sabbiosa che è un giardino perenne, costellata da fiori gialli, insalate di mare e piantine di agnocasto, i cui fiori a base di bromuro venivano utilizzati nei monasteri per diminuire gli appetiti sessuali dei monaci. Un viagra al contrario! Salvatore ci ricorda che ci troviamo nell’area del monachesimo orientale, e che nel VII secolo d.C. uno dei padri fondatori del monachesimo è sbarcato proprio qui, e da qui ha risalito la penisola, portando con sé anche le piante, dal pino d’Aleppo, di cui oggi è ricca la pineta di Palinuro, al corbezzolo (“sorba pelosa” in dialetto) che è la pianta simbolo di Salerno. Anche lo stemma del comune di Camerota riporta una casa su ruote tra pesci argentei guizzanti sotto le onde azzurre, per ricordare il lungo viaggio effettuato sulle navi dai monaci greci, che si spostarono con la flotta dei generali bizantini ed arrivarono su queste coste. Qua e là lungo la baia troviamo qualche pezzo di pietra pomice, traccia del passaggio dei Greci, che dalle Eolie arrivavano sul continente attraverso questa via marina, e che facevano sosta a Punta Infreschi (il punto d’arrivo dell’itinerario) per “fare acqua”, ovvero per raccogliere l’acqua dolce che scendeva dalla montagna.
Chi meglio di Salvatore, un agricoltore “prestato alla scuola” (è stato per anni insegnante), poi “prestato alla politica” (è stato assessore nel comune di Camerota e si è battuto con successo per fermare una speculazione edilizia sulla costa, un orribile progetto di 6.000 vani sul mare che avrebbe distrutto una parte di quel paesaggio meraviglioso e selvaggio che abbiamo appena attraversato a piedi), ed infine “prestato alla cultura”, può narrare questo tratto di costiera selvaggia e ricca di storia, meno nota rispetto alla vicina Costiera Amalfitana ma non meno stupefacente?
Avvolti da un verde intenso che avvolge completamente lo sguardo, si attraversa una natura forte di profumi e colori. Improvvisamente si apre alla vista un paesaggio mozzafiato: da destra a sinistra solo mare blu e cristallino. Da qui alla alla baia di Cala Fortuna, antica base navale dai tempi dei greci e degli etruschi (che è stata distrutta nel 1400 e mai più recuperata) è una dolce discesa tra profumi di ulivi e cedri.
Superata la baia, un percorso costellato da fiori selvatici di zafferano conduce ad un altro incredibile punto panoramico sul mare, vicino al rudere di un telegrafo ottico, da cui si può ammirare tutta la costa della Basilicata e della Calabria. Si passeggia tra un verde rigoglioso e ricco: piante di ferula, il cui legno è da sempre utilizzato per sgabelli e sedie leggere, radica, per la fabbricazione delle pipe, e carrubo, il cui frutto molto proteico veniva da sempre utilizzato per l’alimentazione di uomini e animali.
Lungo il percorso si può visitare una delle grotte abitate più antiche d’Europa. Entrando nel suggestivo riparo naturale, ci si percepisce la protezione della montagna e si rivivono i momenti della giornata del pastore: la raccolta dell’acqua con le anfore nella grande cisterna o la cottura del pane che ha lasciato tracce nere di fuliggine sulle mastodontiche pareti della grotta.
Proseguendo in discesa lungo un sentiero sassoso, caratterizzato da pietre chiare e rotonde come matriosche, ma a tratti rosso e sabbioso, si arriva nella spiaggia bianca e incontaminata di Punta Infreschi. Riserva marina protetta e patrimonio naturalistico di rara bellezza, è chiamata così per le sorgenti di acqua dolce fredda che sgorgano dal fondo marino, che si possono piacevolmente conoscere con un tuffo in mare.
Da qui vi consigliamo di ritornare a Marina di Camerota via mare, accompagnati da un pescatore del luogo, ammirando dal basso tutta la costa seguiti da qualche stormo di gabbiano in cerca di cibo. Le falesie e i tratti di costa alti e rocciosi con pareti a picco sul mare, cattureranno il vostro sguardo per le loro forme particolari, prima un teschio, poi una gigantesca luna.. La falesia di bocca di Luna è chiamata così non solo per la sua forma, ma perché dal paese di Camerota la luna sorge proprio dietro questa alta roccia.
Lungo questa costa rocciosa, cantata dalle sirene di Ulisse, nelle notti d’estate si può partecipare alla pesca notturna con la “Lampada”. Una grande lampada fissata su una piccola imbarcazione in legno illumina l’acqua attirando a sé i pesci, che vengono raccolti dai pescatori facendoli saltare dall’acqua direttamente sulle imbarcazioni, in una sorta di danza al chiaror di luna, per poi essere fritti e mangiati in compagnia, in una piccola caletta.
Info: Itinerario a piedi: Lentiscelle (Marina di Camerota) – Cala Bianca – Punta Infreschi. Tempo di percorrenza: 2 ore e mezza, dislivello 100 metri. Guida nel Parco: Associazione Posidonia, info@posidonia-cilento.it, Salvatore Calicchio 333.5953513.
Acciaroli, dove il mare di Hemingway incontra il Parco del Cilento
Qua e là piccoli porti, barche in legno di pescatori ricordano “il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway. Non a caso si narra che lo scrittore americano passasse intere giornate sul porticciolo di Acciaroli, osservando la vita del borgo ed ascoltando le storie dei pescatori, con in mano l’immancabile taccuino ed un bicchiere di Amarone, il suo vino preferito. E se leggete tra le pagine del suo capolavoro, troverete le storie dei pescatori di Acciaroli, come quella del vecchio che pescava da solo su una barca a vela, o della cattura di un pesce spada che pesava più di un quintale…
Oggi il mare di Acciaroli è diventato il “Il mare di Hemingway”, e gli anziani del paese ancora ne parlano. Miti antichi e moderni si intrecciano in questo tratto di costa, che nonostante il turismo è rimasta incontaminata e, oltre ad essere stata premiata come il mare più pulito della Campania, è stata inserita nella Lista Unesco Riserve della Biosfera. Da quando le spiagge di Acciaroli hanno ottenuto il riconoscimento Bandiera Blu e 5 vele di Legambiente, questo antico borgo di pescatori è diventato un simbolo del turismo sostenibile.
Per scoprire ogni grotta segreta, godere di ogni caletta nascosta e mare incontaminato, che è il paradiso dei sub, vi consigliamo di fermarvi più giorni nella perla del Cilento, soggiornando in una struttura ricettiva eco sostenibile come il Residence Ancora, ideale per chi ama la natura e viaggia con i bambini. Qui, tra il verde del Parco Nazionale del Cilento e l’azzurro del mare, a pochi passi dalla spiaggia chiara, dal porticciolo di Hemingway e dal centro antico di Acciaroli, scoprirete il fascino arcaico ed intenso del Cilento, e tornerete alle origini.
Camminare in alta quota, alla scoperta dei poteri ermetici delle “stonehenge del Cilento”
Dal mare profondo all’alta quota. Vi sorprenderete quando dopo poche ore di cammino vi ritroverete sul crinale di una delle montagne più alte del parco, nel cuore verde del Cilento. La vostra vista spazierà a 360 gradi sui boschi, gli Alburni rocciosi e i paesini medievali di Trentinara, Soprano, Sottano, e Capaccio, che custodisce la madonna nera simbolo della terra e della fertilità.
Partendo da Perdifumo (trenta minuti più a nord di Acciaroli, e dieci minuti da Castellabate verso la montagna) bastano 20 minuti di camminata per ritrovarsi immersi in un paesaggio di montagna. Un dolce sentiero verde disseminato da fiori selvatici e crochi coloratissimi, da cui si ricava lo zafferano, conduce verso Sella di Corbara (700 metri), fino al Monte Sella (1130 metri). Ad un tratto appare tra le nuvole il Monte Gerbison, la “montagna sacra”, che si mostra con tutta la sua imponenza. E’ una delle sette montagne sacre, ciascuna delle quali protette da una Madonna, che si snodano dalla Basilicata alla Campania.
Camminando lungo il crinale si affiancano i ruderi di Castelluccio, un’importante fortificazione Longobarda dalla quale si domina la piana di Paestum e tutto il lato nord del massiccio del monte Stella. Da questa montagna veniva da sempre ricavato il legno di castagno (ceduo), utilizzato per costruire i pavimenti e i tetti delle case, le porte e i mobili, ma anche le recinzioni, i pali per vigne e i canestri. Sul monte Gelbison, invece, il castagneto da frutto è uno dei più grandi e importanti d’Italia.
Proseguendo il dolce percorso, avvolti dal profilo suggestivo delle montagne, si arriva alla Pietra di Mulaccio, dove degli enormi monoliti in sasso appaiono incastonati al centro di una piana verde. Le pietre hanno da sempre affascinato l’uomo, che ha attribuito a queste significati, virtù e poteri magici. Anche queste enormi rocce, sulle quali si può salire con una leggera scaletta di legno, possiedono secondo la tradizione locale, un potere “ermetico”, che sarebbe confermato dal fatto che nel giorno del solstizio d’inverno i raggi del sole attraversino esattamente lo spazio vuoto tra le pietre. Non è difficile percepire il senso di rispetto e mistero che questi luoghi suscitano da sempre in chi li attraversa.
Dal monte Stella (che purtroppo ha subito l’invasione incontrollata e selvaggia di antenne radiotelevisive), a San Mauro Cilento è una lunga e e lenta discesa, dove sostare per raccogliere i funghi e le castagne, che insieme ai fichi bianchi e all’olio rappresentano da sempre la base dell’alimentazione locale. Il mix di colori, profumi e paesaggi vi darà la sensazione di tornare alle origini, recuperando un rapporto ancestrale ed autentico con la Natura, con la terra ed il cibo.
Info: Il sentiero dei fiori gentili. Perdifumo – Monte Stella (1130 m.) – San Sebastiano – San Mauro Cilento (650 m.), dislivello 600 m, 4 ore, 8 km.
Qualunque itinerario sceglierete, vi tufferete in una natura incontaminata e in una storia millenaria, fatta di miti, leggende e tradizioni da scoprire. Qualunque sarà il vostro percorso a piedi, un tuffo in mare è d’obbligo!
Info utili per la vostra vacanza in Cilento:
Come arrivare: In treno, arrivati a Salerno (2 ore circa da Roma e 5 ore da Milano con i treni veloci) in 1 ora di treno arrivate alla stazione di Pisciotta Palinuro, con un piacevole tragitto che si snoda tra campagne, uliveti e panorami mozzafiato sulla costa.
Quando partire: la primavera e l’autunno sono periodi perfetti per camminare e concedersi un bagno in mare. Ma non è raro imbattersi in un inverno caldo e poter godere di un tuffo in mare anche a dicembre!