L’ultimo numero di Millionaire dedica un interessante servizio alle nuove aziende italiane a Km zero, nei più svariati settori, dalla ristorazione all’ospitalità. Il Km zero indica una formula di business che fa bene all’ambiente e all’economia locale. Non riguarda solo il cibo, ma si sta estendendo in numerosi ambiti.
Verso il Km zero
“II km zero piace a chi produce e chi compra: il coltivatore o il produttore vende nelle vicinanze del luogo di produzione, in uno spaccio, un locale dell’azienda, o in un farmer market, promosso spesso da amministrazioni locali, con costi minimi. La mercé è fresca. Meno strada, minori consumi di carburanti ed emissioni di CO2.
E si risparmia. Eliminare i passaggi commerciali (produttore, trasportatore, grossista, rivenditore) consente a chi coltiva di non svendere, ma ottenere dal cliente un prezzo equo, che riconosca il suo impegno di qualità: coltivazioni naturali, spesso bio, con ridotto impiego di chimica per fertilizzare e conservare. …”
Attraverso una serie di interviste a imprenditori italiani che stanno facendo del km zero il cuore della loro azienda, scopriamo che ci sono numerose possibilità, dagli aperitivi alle strutture ricettive, agli itinerari, ai picnic, o ai matrimoni… tutte a Km zero!
Il Km zero diventa verde
Il primo dei 10 racconti attraverso il quale la rivista offre una panoramica delle nuove imprese italiane a km zero è proprio dedicato a ViaggiVerdi. Ecco come inizia l’intervista:
Si chiama Viaggi verdi ed è un portale al servizio di chi cerca un soggiorno a km zero, Propone alloggi, ma anche tour ed escursioni, Dietro
c’è Simone Riccardi, 35 anni, oggi a LosAngeles per un master.
Come è nata l’idea?
«Due anni fa cercavo dove dormire a Potenza. Non esisteva nessun servizio online che connettesse ecostrutture italiane. Per un anno, con alcuni amici, ho sviluppato il progetto. Abbiamo vinto il bando Spinner2013 della Regione Emilia-Romagna, finalizzato al sostegno di idee innovative, Allo stesso tempo ho vinto la borsa di studio per Los Angeles».
II tuo obiettivo?
«Promuovere un punto d’incontro tra viaggiatori consapevoli e imprenditori locali che investono in un futuro migliore: oltre 1.000 ecostrutture italiane, dall’albergo sostenibile alla casa sull’albero, dal b&b in un borgo all’agriturismo bio, Ciascuna struttura soddisfa almeno cinque tra questi requisiti: cibo a km zero o bio, edilizia e arredi ecocompatibili, energia da fonti rinnovabili al 100%, pannelli solari, prodotti per la pulizia ecologici, raccolta differenziata, recupero e riuso delle acque meteoriche».
Ci sono altri interessanti racconti di start-up ed associazioni che stanno facendo del km zero la loro filosofia di business. Dall’associazione fiorentina Piazzart che ha realizzato dei cestini con materiali ecocompatibili contenenti cibi a km zero e bio per un picnic nella spiaggia urbana dell’Arno, all’associazione culturale Ognifotogramma che sta producendo un film a km zero a Perugia, promuovendo il luogo grazie al coinvolgimento degli abitanti, all’hotel Allotment di New York che utilizza il cibo come punto di incontro tra turisti e popolazione locale, dotato di un orto sul tetto e un mercato dei contadini. C’è la storia di Cecilia Cattari, 34 anni, che ha deciso di produrre sapone con olio di oliva biologico ed erbe raccolte da lei stessa, trasformandolo in un business online (Aromantiche), o quella di Leonardo Piras, 33 anni, che ha creato una community online dedicata agli orti urbani, sul tema del km zero, dell’alimentazione e della sostenibilità (Grown the plantet). E se il Km zero fosse il business del futuro?
Grazie alla preziosa professionalità di Ella Studio.