Pochi di noi si rendono conto di quali interessi economici, prevaricazioni e guerre siano dietro ai beni che consumiamo ogni giorno. L’Acqua è tra questi: rubata, nascosta, contesa. Avete mai sentito parlare di “Water Grabbling”?
‘Water grabbing‘ non è solo un libro da leggere, ma un progetto molto più ampio, che include reportage, una mostra itinerante e un osservatorio, per creare consapevolezza sul tema dell’acqua e promuovere l’uso consapevole di questa risorsa naturale così preziosa.
Ho intervistato Emanuele Bompan, autore insieme a Marirosa Iannelli di ‘Water grabbing: nuove guerre per l’accaparramento dell’acqua’, il primo libro in Italia ad affrontare il tema dell’accapparramento dell’acqua. Attraverso reportage, interviste e ricerche sul campo il testo affronta le varie sfaccettature del fenomeno dell’accaparramento dell’acqua. Come altri beni naturali, l’acqua è sempre più causa di conflitti, guerre e migrazioni.
Ecco cosa ci ha raccontato Emanuele, giornalista ed autore del libro:
Water grabbing è il primo libro in Italia ad affrontare il tema dell’accaparramento dell’acqua. Come hai deciso di affrontare l’argomento?
L’incontro tra me e Marirosa ha attivato questo progetto: l’acqua è uno dei temi dimenticati quando si parla di risorse. Giornalisti e ricercatori non abbiamo mai analizzato in maniera integrale il tema idrico, portandolo oltre la ricerca accademica.
Quindi abbiamo deciso di iniziare a lavorare sul tema per riportarlo all’attenzione del pubblico con un progetto ambizioso, Watergrabbing, che include reportage, due mostre itineranti, un Osservatorio, un sito web (watergrabbing.it), il libro e in futuro anche un atlante cartografico stampato. L’Italia, con il Referendum, ha raggiunto un ruolo sull’acqua pubblica riconosciuto in tutto il mondo. Noi ci siamo inseriti in quel fertile solco intellettuale e giornalistico.
Tra le «guerre» per l’acqua descritte nel libro, quale ti ha più colpito?
Uno dei lavori più lunghi e complessi che abbiamo fatto è quello sul Mekong, che ancora non è una vera e propria guerra, non essendoci conflitti in corso, ma che vede continue tensioni tra le diplomazie. Il rischio di un’escalation a lungo termine da queste parti, dove di fatto l’acqua non mancherebbe è una possibilità. Le vittime dell’accaparramento in ogni caso ci sono già adesso. Scacciati dalle loro terre, privati della pesca, trasferiti forzatamente dalle loro case. Il grande piano di sbarramento del fiume, 39 dighe pianificate lungo l’intero corso, sta iniziando a mostrare la sua faccia più controversa.
Un altro conflitto, questa volta in corso, è stato quello israeliano-palestinese. Qua l’acqua è uno dei cinque elementi negoziali di un potenziale accordo di pace.
Quindi controllare le risorse significa soggiogare l’opponente, assetandolo in caso di insurrezione, e detenere un vantaggio politico in caso di negoziati.
Definita anche oro blu, l’acqua è una delle nostre risorse più preziose. Ma spesso si ha l’impressione che il suo reale valore non venga facilmente percepito. Quali fenomeni di accaparramento dell’acqua possono farci riflettere e farci cambiare idea sull’importanza di questa risorsa?
Ogni volta che apriamo il rubinetto dovremmo pensare alla meraviglia di avere in casa acqua pulita, fresca, priva di contaminazioni. Nei prossimi trent’anni il consumo d’acqua crescerà del 50 per cento, mentre la disponibilità è in costante diminuzione.
La geopolitica del water grabbing tocca vaste aree del pianeta: Medioriente, America Latina, Africa, Asia, Australia. 1 miliardo di persone che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo, mentre il 70% delle terre emerse è oggi a rischio desertificazione.
All’interno del libro ci sono tantissimi esempi da queste aree, storie di persone comuni, di contadini, pescatori, madri e attivisti che credo servano proprio a far riflettere e spero cambiare idea.
Nel libro vengono presentati alcuni successi della società civile nella lotta per l’acqua come bene comune: ci racconti alcuni dei più significativi?
Indubbiamente i più importanti sono i processi di rimunicipalizzazione. Come a Jakarta, dove dopo anni di gestione pessima da parte del privato (costringendo per altro gli abitanti a scavare pozzi illegali impossibilitati a pagare le fee imposte, con impatti devastanti sugli acquiferi della città) si è tornati ad una gestione pubblica. L’acqua è un bene comune e deve essere gestito come tale. Pagare i dividendi agli azionisti per un bene come l’acqua è pura follia neoliberista, non ha niente a che vedere con una normale economia keynesiana.
Nel mondo ogni anno si sprecano 250 chilometri cubi di acqua. Quali azioni possiamo mettere in atto per contribuire alla riduzione degli sprechi idrici?
Il 75% dell’acqua viene consumata per nutrirci. Quindi spesso stiamo attenti all’acqua usata mentre ci laviamo i denti o i piatti quando in realtà il vero spreco avviene nella dispensa o nel frigorifero.
Consumare cibo in maniera consapevole, sostenibile, senza sprechi (che pesano il 24% dell’impronta idrica legata al food) è la strategia chiave per sconfiggere il watergrabbing. Quindi attenzione quando andate al supermercato o al ristorante.
Siete curiosi di approfondire il tema dell’accaparramento dell’acqua?
A questo è il link trovate il libro “Water grabbing: nuove guerre per l’accaparramento dell’acqua” di Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli, Edizioni Ambiente.
Cover Image: Photo by Sime Basioli on Unsplash