Esplorare, visitare, curiosare, ma anche ascoltarsi, conoscersi, osservarsi. L’esperienza del viaggio completa l’essere umano. Ma la sua realizzazione può pesare sull’ambiente, sul clima, sull’habitat visitato. Negli ultimi anni anche l’industria del turismo sta incorporando preoccupazioni ambientali ed etiche. Scopriamo in breve la storia del Turismo Responsabile, tra decaloghi e consigli di viaggio, certificazioni e nuove tendenze.
Il viaggio è la scoperta di un’altra dimensione in cui rispecchiarsi. Ogni viaggio si connette con i più salienti momenti della vita: emozioni, conoscenza, natura, cultura, serenità nel loro godimento. L’obiettivo del viaggiatore diventa quello di difendere questi elementi con un viaggiare sostenibile.
All’inizio c’erano solo i “safari fotografici”. Oggi, il turismo responsabile è la nuova frontiera. Viaggi pieni e solidali, nel rispetto del luogo e più a contatto con le popolazioni locali. Le quali cominciano a capire, così, quanto è importante preservare intatti il loro territorio la loro cultura. Ovviamente, si parla di turismo responsabile anche all’interno dei confini nazionali.
Il Forum italiano per il turismo responsabile ha stilato nel 1997 una Carta d’identità per i viaggi sostenibili, con le linee guida per i tour operator e i turisti prima, durante e dopo il viaggio. Prendeva in esame tutti gli aspetti del viaggio dal punto di vista degli organizzatori, delle comunità ospitanti e degli utenti.
Si sta lontani dai circuiti del turismo di massa. La realtà non viene filtrata da occhiali da sole culturali, non è falsata da bolle che distorcono il contesto naturale e umano. Si è spronati a lasciar da parte i pregiudizi e ad allacciare un rapporto con le persone che incontrano, e grazie a ciò si sente di potersi calare in una società con valori, usi e risorse differenti. Le possibilità di incontro autentico con la popolazione ospitante e la natura sono uno degli aspetti più ricercati, nel turismo responsabile.
È un’esperienza di apertura, piacevolmente formativa anche per chi viaggia in coppia. Alcuni tour operator responsabili forniscono a chi sceglie di non muoversi in gruppo, una serie di indicazioni – dalla consulenza sugli itinerari ai servizi d’agenzia, l’acquisto del biglietto aereo, assicurazione medica, prenotazioni negli alberghi o nelle case locali.
Accanto ai viaggi organizzati da tour operator e associazioni di turismo responsabile, si possono valutare le recenti offerte improntate alla sostenibilità di tour operator convenzionali, oppure all’interessantissimo fenomeno dei siti di booking online nati proprio per instradare verso la sostenibilità chi cerca un viaggio nel rispetto dell’ambiente, esattamente come Ecobnb.
L’americana International Ecotourism Society definisce il turismo sostenibile come “un viaggio responsabile in aree intatte che preserva l’ambiente e migliora il benessere delle popolazioni locali”. Il concetto ci pone di fronte alla necessità di conciliare due aspetti chiave del turismo: il considerevole aumento del numero di spostamenti, dovuto al nostro modo di vivere, socializzare, lavorare e il fatto che tutti i viaggi hanno inevitabilmente un impatto sul pianeta. In questa economia globalizzata persone, beni, materie prime si spostano a un ritmo mai riscontrato prima. Il motto proposto da Alastair Fuad-Luke, esperto internazionale di stili sostenibili nel suo Eco-travel handbook, è “Enjoy, not destroy”, “Divertirsi, non distruggere”.
Il decalogo Iucn
Una delle maggiori organizzazioni conservazioniste del mondo, la Iucn –International Union for Conservation of Nature – ha pubblicato nell’aprile 2011 il rapporto ‘Sustainable tourism in natural World Heritage‘ con allegato un decalogo di consigli per il turista consapevole: visitare aree protette o zone di alto valore naturalistico e culturale; ridurre il peso dei bagagli; studiare prima di partire con attenzione i propri percorsi; adattarsi a usi e costumi locali; scegliere hotel e resort con caratteristiche eco-sostenibili; valutare treni e pullman come alternative all’aereo almeno per gli spostamenti interni; preferire i cibi locali evitando quelli importati; evitare l’acquisto di qualunque souvenir raccolto dalla natura come conchiglie, coralli e piante vive o oggetti d’artigianato realizzati con pelle di rettili, tartarughe e avorio; disturbare il meno possibile gli animali durante i safari fotografici; e infine, una volta tornati, mantenere una relazione con i nuovi amici o con un’associazione ambientalista del luogo. Non sorprende notare che molte di queste indicazioni sono valide anche solo per i viaggi negli agriturismi italiani.
Le certificazioni per il turismo responsabile
Sono tanti nel mondo gli hotel e i resort attenti alla sostenibilità, presenti nelle principali capitali fino ai villaggi di capanne immersi nei luoghi più remoti del pianeta. Per sceglierli è possibile informarsi consultando appositi siti web a loro dedicati, che ne illustrano anche le caratteristiche ecologiche: raccolta differenziata, impianti a energie rinnovabili, menù con piatti da agricoltura biologica o locali, e così via.
Le certificazioni che garantiscono la sostenibilità ambientale delle strutture turistiche sono circa una cinquantina: alcune sono valide solo entro i confini nazionali dei diversi stati, altre sono riconosciute anche nel resto del mondo. Il sito di Ecolabel Index le raccoglie tutte. Tra le più importanti a livello internazionale troviamo EU Ecolabel, marchio riconosciuto nell’Unione europea, The Green Key, per la certificazione delle strutture turistiche sostenibili, Sustainable tourism eco-certification program, il marchio di Sustainable Travel International che certifica le buone pratiche ambientali. In Italia, Legambiente e Aiab (nel ’98) sono state le prime organizzazioni ad attivare circuiti volontari.
I rapporti annuali Univerde
È dal 2010 che Univerde, in collaborazione con Ipr Marketing, presenta il rapporto annuale su ‘Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo’. La sesta edizione, presentata a febbraio di quest’anno da Fondazione Univerde alla Bit 2016 di Milano, ci dice che la sostenibilità è un desiderio sempre più diffuso, e quindi è una leva per dare un’esperienza di viaggio sempre più di qualità, gratificante, completa.
Il rapporto conferma la grande percentuale di italiani (74%) che oggi conosce il turismo sostenibile e lo definisce, in generale, quello che rispetta l’ambiente e cerca di ridurre il consumo di energia e di risorse del territorio. La maggioranza lo considera eticamente corretto. Il 60% si dichiara ottimista ed è convinto che la sensibilità per l’ecoturismo e il turismo sostenibile crescerà nei prossimi 10 anni. Il 60% del panel dichiara di averne sentito parlare ed è in grado di definirlo come forma di turismo che rispetta l’ambiente e le popolazioni locali, valorizzando le risorse naturali e storico culturali di un territorio. Il 76% non ha dubbi sul dichiarare che la sostenibilità rappresenti un motore di sviluppo per l’economia del settore.
Maturare la consapevolezza che il viaggio, come qualunque attività umana, ha un impatto sull’ambiente, è il primo passo per approntarsi a ridurlo, a compensarlo. Interventi strutturali per venire incontro alle nuove declinazioni di un turismo sostenibile, ecologicamente e culturalmente sostenibile sono passi fondamentali da compiere.
In generale, chiunque visita un altro luogo lascia inevitabilmente, oltre a un po’ di ricchezza, qualche traccia di sé. L’importante è che siano impronte piccole.
Quando si torna da un viaggio, c’è sempre un’emozione che ci accompagna per un po’ di giorni ed è il desiderio di rivedere gli stessi posti con l’intensità e la bellezza di come li abbiamo scoperti. Se proteggiamo la natura, continueremo a sognare.