Si erge sottile su un altopiano tufaceo, dall’aspetto imponente ma dall’anima fragile Civita di Bagnoregio è un concentrato di storia, arte e cultura, un frammento del passato, un gioiellino del presente.
Siamo al confine tra il Lazio e l’Umbria, in provincia di Viterbo, in una frazione di Bagnoregio, stretto tra due vallate dove scorrono il Torrente Chiaro e il Torrente Torbido sopravvive la cosiddetta ‘Città che muore‘ perché destinata a scomparire, abbandonata dai suoi abitanti, in quanto si sta assottigliando sempre di più, sorretta da uno strato argilloso instabile che, per sua natura geologica, è destinata a subire l’azione erosiva degli agenti atmosferici che la modellano nelle tipiche forme dei calanchi, portandola pian piano all’isolamento.
Civita è un piccolissimo centro arroccato, abitato da poco più di 10 anime dove il tempo sembra essersi fermato. La sua nascita viene attribuita agli Etruschi 2500 anni fa, riconoscibili tutt’oggi nello stile e nell’architettura della città. Successivamente fu abitata dai romani che cercarono, come i predecessori, di metterla in salvo riprendendo le opere di canalizzazione e contenimento dalle acque piovane. Nonostante gli sforzi umani, sono stati diversi i momenti in cui ci sono stati degli inevitabili crolli distruttivi della cittadina e la sua progressiva riduzione, dal 1450 al fatale terremoto del 1738.
A valle si trova il parcheggio che dista poche centinaia di metri dal borgo che è raggiungibile soltanto a piedi, attraversando il lungo ponte in cemento armato realizzato negli anni ’60 per quei pochi residenti rimasti e per i turisti, ai quali è richiesto un piccolo pagamento per l’entrata. Solo negli ultimi anni il comune ha concesso ai residenti, in determinati orari, l’utilizzo di mezzi a motore.
Superati i circa 300 metri dello stretto viadotto in salita si accede al paese dall’unica porta rimasta superstite delle cinque del passato, chiamata Santa Maria, arricchita da due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, simbolo della rivolta degli autoctoni e la conseguente cacciata dei Monaldeschi.
Superato il varco si respira subito la vita e la storia del borgo, dove all’interno non manca nulla: si trovano bar, bed and breakfast e ristoranti, le poche e caratteristiche case medievali, la piazza centrale con la chiesa di San Donato e il Palazzo Vescovile.
Si visita in poco tempo e in altrettanto poco tempo la quieta Civita ti incanta e ti avvolge, ti sublima con i suoi paesaggi mozzafiato visibili da ogni scorcio, (in uno dei quali si può ammirare lo spettacolo dei “Ponticelli”, enormi muraglioni naturali in argilla), lasciandoti suggestionato dalla sua atmosfera. Il fascino discreto della cittadina è stato anche illuminato dai riflettori del cinema che l’ha resa protagonista insieme a Totò e Alberto Sordi.
Affrettatevi a visitarla prima che la natura segua il suo corso e che vi perdiate una straordinario pezzo di storia, un esemplare unico di architettura e natura.
Foto di copertina: Civita di Bagnoregio, la città che muore, foto di Cecilia Vecchi