Papa Francesco ha rivoluzionato il ruolo della Chiesa nella lotta al cambiamento climatico. Dall’enciclica Laudato si’ all’incontro con Greta Thunberg, il suo impegno per l’ambiente ha unito ecologia e giustizia sociale.
Papa Francesco non è stato solo il primo pontefice sudamericano, né soltanto il primo a scegliere il nome del poverello di Assisi. È stato anche, senza troppi dubbi, il primo papa realmente impegnato sul fronte ambientale, con una visione che ha saputo intrecciare in modo profondo la cura del pianeta con quella dei più poveri.
Laudato si’: una rivoluzione verde partita dal Vaticano

Nel 2015, con l’enciclica Laudato si’, Papa Francesco ha scosso le coscienze del mondo. Quel testo, che omaggia San Francesco e il suo amore per il creato, è diventato ben presto una pietra miliare del pensiero ecologista contemporaneo. Ma non si tratta solo di un inno alla natura: è un manifesto politico e spirituale che unisce ambiente, economia e giustizia sociale. Il suo messaggio è chiaro: “Ascoltiamo il grido della terra e il grido dei poveri come se fosse un solo grido”.
Dietro quell’enciclica c’è un lungo lavoro di costruzione collettiva, iniziato anni prima, alla Conferenza episcopale latinoamericana di Aparecida del 2007. Lì, l’allora cardinale Bergoglio già parlava di “ecologia integrale”, un concetto che oggi ritroviamo nei discorsi sullo sviluppo sostenibile, ma che allora suonava rivoluzionario.
Dalla teologia alla diplomazia climatica
Papa Francesco ha portato questa visione anche nelle sedi internazionali. Il suo intervento morale e simbolico è stato determinante nel creare consenso intorno all’Accordo di Parigi, firmato nel dicembre 2015, solo sette mesi dopo Laudato si’. Coincidenza? Probabilmente no. Il piccolo Stato del Vaticano, forte della sua influenza globale, ha saputo orientare silenziosamente i grandi del mondo verso un’intesa che fino ad allora sembrava irraggiungibile.

Un ponte tra le generazioni: Francesco e Greta
L’impegno di Bergoglio ha saputo parlare anche ai più giovani. Nel 2019 ha incontrato Greta Thunberg, simbolo della protesta giovanile per il clima. Due anni dopo ha ricevuto anche il movimento Fridays for Future italiano. Giacomo Zattini, uno dei portavoce dell’epoca, racconta con emozione quell’incontro: “Il messaggio del papa ci ha dato legittimità. Ha dato coraggio a noi giovani e ha risvegliato gli adulti che avevano dimenticato le battaglie della loro gioventù”.
Francesco è diventato, forse inaspettatamente, un punto di riferimento per molti attivisti, anche per quelli inizialmente distanti dalla Chiesa. La sua capacità di dialogo ha fatto da ponte tra mondi diversi, rendendo l’ecologia una questione non solo scientifica o politica, ma etica e spirituale.
Una visione sistemica: oltre l’ambiente, dentro la società
Laudato si’ non si limita a denunciare la crisi climatica. Critica aspramente il predominio del profitto, l’abuso della tecnologia, e il degrado delle relazioni umane. Francesco propone una visione “quasi marxiana” del mondo, senza mai tradire i principi della dottrina cattolica. E proprio questa tensione – tra innovazione e tradizione – rende il suo pontificato uno dei più affascinanti e controversi degli ultimi decenni.

Certo, il papa non ha messo tutti d’accordo, ma sul fronte ecologico, il suo contributo resta epocale.
Un’eredità che continua
Oggi, mentre le crisi si moltiplicano – dalla guerra alla crisi energetica, fino al boom dell’intelligenza artificiale – il messaggio di Francesco sembra più attuale che mai. Ha ispirato una generazione di giovani e di adulti, e ha dimostrato che la spiritualità può essere motore di cambiamento. Forse è davvero stato il primo papa ambientalista, e di certo sarà ricordato come il pontefice che ha osato legare il destino della Terra a quello degli ultimi.