Nella provincia di Verona, all’interno del Parco Naturale della Lessinia, è possibile scorgere un fenomeno naturale unico in Europa: una finestra che si apre verso la parete rocciosa e che si ritiene fu anche fonte d’ispirazione per il “Sommo Poeta” e Andrea Mantegna.

Nel 1990 l’Altopiano della Lessinia è stato costituito Parco Naturale Regionale e ad oggi si estende per circa 10 mila ettari. Nei pressi della località Giare di Sant’Anna d’Alfaedo, a circa 25 chilometri da Verona e a 600 metri di altitudine, la suggestiva visione di un ponte roccioso ad un’arcata sovrasta di circa 30 metri il paesaggio: si tratta del famoso Ponte di Veja.

 

Il Ponte di Veja
Il Ponte di Veja, foto di Margherita Meneghetti

L’autunno è considerato la stagione ideale per approcciarsi a delle escursioni in Lessinia; infatti, in questi periodi si viene pervasi da un’esplosione di colori caratteristici: il giallo ocra delle foglie che pian piano si distaccano dagli alberi, il verde scuro della roccia muschiata e il color ruggine dei tronchi pervasi dall’umidità. Il ponte, inoltre, essendo costituito da calcari e da lastre di Rosso Ammonitico Veronese, tende ad assumere colori rosati.

Il Ponte di Veja
Il Ponte di Veja, foto di Margherita Meneghetti

Sotto l’arcata del ponte scorre un ruscello che più avanti, verso valle, forma una cascata, mentre nei dintorni troviamo una serie di grotte. La principale di queste, detta “A” o “dell’Orso”, è lunga circa 180 metri e il suo ingresso è chiuso da una cancellata; infatti in queste caverne sono stati effettuati degli importanti ritrovamenti preistorici e sono mete tuttora di archeologi e speleologi: si ritiene che tale luogo sia stato abitato per lunghi secoli da comunità di uomini primitivi.

Ponte di Veja, Lessinia
Ponte di Veja, foto di Marco Saraceno

Un ponte naturale è una struttura geomorfologica in cui la roccia assume l’aspetto di un arco. Tale conformazione può avere origine da diversi fattori (elementi climatici o pressione dell’acqua) che col passare del tempo determinano l’erosione della roccia che prende così la forma caratteristica di un ponte.

In Italia, come nel mondo, ritroviamo numerosissimi archi naturali, soprattutto in zone particolarmente vicine a corsi d’acqua dolce o al mare. Possiamo ritrovare tali opere della natura nel sud Italia e nelle isole, come ad esempio l’arco naturale di Tavolara in Sardegna, o quello dell’isola di Capri.

Arco naturale dell’isola di Capri
L’arco naturale dell’isola di Capri, foto di Gigi Oliviero, via ifilmati.eu

Ponti o archi naturali sono presenti anche in zone montane al Nord, come ad esempio l’arco dello Stevia nella Val Gardena o il ponte dell’Orco a Ospedaletto, in provincia di Trento.

La particolarità del ponte di Veja, che lo distingue da tanti altri archi naturali, è che nel passato fosse utilizzato come zona di transito da coloro che percorrevano il Vajo della Marciora; infatti era nominato anche “La Strada”, o “Ponte de Weg“, dal tedesco Der Weg, ossia la strada.

Il processo naturale di formazione di questo ponte è ritenuto un mistero dagli studiosi di storia locale, dagli abitanti della Lessinia, ma anche dai turisti che visitano il sito e rimangono meravigliati dalla sua grandezza. In seguito a numerose ricerche si è giunti alla conclusione che il ponte di Veja sia parte del tetto di un “cavernone” carsico che, a causa della forza erosiva dell’acqua sui calcari, è crollato col passare dei secoli mantenendo solo l’architrave d’ingresso.

Ponte di Veja
Ponte di Veja, foto di Eduard Roccatello

Ma è la datazione certa dei processi che hanno portato alla genesi del ponte a non essere ancora sicura; numerose sono le ipotesi sull’età del crollo della caverna, ma la più recente e suggestiva è stata formulata da don Alberto Benedetti, studioso della Lessinia, il quale fa risalire il crollo decisivo, che ha determinato la formazione del ponte, al terremoto del 1223.

Alcuni documenti storici, infatti, fanno emergere come il toponimo del luogo sia mutato tra il 1196 e il 1325, facendo diventare la caverna, detta “Coala” (coêña), in ponte del la Vea, ossia dell’acqua. Ed è proprio da questi studi di Benedetti che possiamo tentar di ricostruire la genealogia del nome Veja, facendolo derivare da Vea (acqua) o da Weg (strada).

Una storia tramandata oralmente narra che Dante, che fu ospite degli Scaligeri a Verona nei primi decenni del XIV secolo durante il suo esilio, si sia ispirato al ponte di Veja e alle sue grotte nella ideazione e descrizione delle Malebolge (sacche del male), che compaiono nell’ottavo cerchio del canto XVIII dell’Inferno della Divina Commedia.

Quasi certo invece è che un’importante raffigurazione del ponte di Veja e delle sue grotte sia presente sullo sfondo nella parte sinistra dell’affresco “L’incontro” nella Camera degli Sposi dei Gonzaga, presso il Palazzo Ducale di Mantova, realizzato dall’artista padovano rinascimentale Andrea Mantegna nel 1474.

Fonte di leggende e di mistero, il ponte di Veja attrae ogni anno numerosi turisti che alla sua vista rimangono meravigliati dalla perfezione della forza creatrice della natura.

 

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