Jean Pierre raggiunge il suo posto di lavoro a La Défénse di Parigi in bicicletta. Lo fa cinque giorni su sette ormai da ben cinque anni, sfidando traffico e gas di scarico. Ma questa volta potrebbe essere diverso.
Questa volta, nella prossima busta paga, Jean Pierre potrebbe trovare fino a € 80 in più frutto della proposta del Ministro dei Trasporti, Frédéric Cuivillier che ha lanciato un progetto per rimborsare, in busta paga e senza tassazione per il dipendente, i chilometri percorsi in bicicletta per arrivare al lavoro.
Lo stato si impegnerebbe, in cambio, a migliorare la sicurezza delle strade e a rendere i posteggi delle biciclette più sicuri e più accessibili.
Sebbene il livello di uso della bicicletta sia abbastanza basso in Francia, il ministro e il suo staff sono certi che queste iniziative possano determinare un notevole incremento nell’uso delle due ruote con ricadute positive per il traffico, l’inquinamento e anche il buonumore.

La Francia tallona da vicino, con questo progetto, altri paesi europei che hanno sempre promosso l’uso della bicicletta sia per muoversi quotidianamente sia come “vacanza originale”, creando così un’immagine nuova e meno rétro del mezzo.
Alcune società lungimiranti hanno addirittura iniziato individualmente a promuovere la bicicletta e la mobilità sostenibile già molto tempo fa e sono numerosi gli interventi per sostenere l’uso di mezzi alternativi all’automobile per i propri dipendenti.
Alcune delle proposte più diffuse che a noi Italiani possono parere “da marziano”?
1. Kit di pronto intervento in azienda per eventuali piccoli guasti della “due ruote”.
2. Spogliatoi attrezzati con armadietti e docce per poter prepararsi alla giornata di lavoro dopo una lunga bicicletta da casa all’azienda.
3. Incentivi in termini di sconti e voucher presso esercizi locali (ristoranti, scuole di lingua ed anche lezioni di tango)
4. Posti bici sicuri

Le grandi aziende sono impazzite?

Expedia ha lanciato la “Bike to work competition” a Maggio 2013: 278 impiegati hanno macinato qualcosa come 40.000 km in 31 giorni evitando l’emissione di circa 10.000 kg di emissioni CO2. A Maggio 2014 si replica.
Il MIT, Massachusetts Institute of Technology, ha una “politica” per i suoi ciclisti che prevede il rimborso per chi raggiunge il lavoro in bici e postazioni di “pronto intervento bici” in diversi punti dell’area coperta dall’istituto.
Perché aziende simbolo del capitalismo come Expedia o culle della competizione come il MIT impiegano risorse economiche, ma non solo, per sostenere politiche verdi?
Sono impazzite?
Niente di tutto ciò e soprattutto niente paura: gli affari sono sempre affari.
Semplicemente queste aziende hanno notato che l’impegno nel sociale, e quindi anche nell’ecologia, paga e che i dipendenti felici lavorano meglio, e forse anche di più.
Alcune ricerche mostrano, poi, che i ciclisti sono in media più educati e rispettosi dell’altro rispetto ai conducenti di vettura, ma fermiamoci ai dati concreti.

Ami l’avventura ed il rischio: inforca la bici per andare al lavoro

Per quanto sia unanimamente riconosciuto il grande problema del traffico, e della mobilità in generale nelle città italiane, il nostro Paese ha innegabilmente ancora molta strada da compiere.
Certo, la “benedizione” sociale che molti politici e vip hanno dato alla bicicletta (pensiamo al Primo Ministro Matteo Renzi) ha aiutato a “sdoganarla” da mezzo dei “poveretti”, ma anche così andare in bici da qualche parte, qui da noi, é davvero un rischio ed il numero dei morti e dei feriti é lì a testimoniarlo ogni giorno.
I motivi?
1. I percorsi ciclabili sono pochi e mal segnalati.
2. I percorsi, poi, quando esistono sono “frammentati”: stai percorrendo un sentiero per bici e ad un certo punto, il nulla. O balzi nella corsia delle automobili o invadi il marciapiede.
3. Il rispetto degli autisti di mezzi a motore verso i “fragili ciclisti” é davvero minimo.
4. Ciclisti e pedoni invadono i territori di pertinenza l’uno dell’altro e raramente tale “invasione” é una sana contaminazione; molto spesso é invece una lotta quotidiana per il proprio territorio.

Emilia Romagna: l’isola felice

Qualche eccezione felice c’é, per fortuna.
Ad esempio, la situazione in Emilia Romagna é davvero invidiabile rispetto alle altre regioni italiane.
In città come Bologna o Modena sembra che i cittadini, ed i loro amministratori, siano nati con il “cromosoma del DNA”: non solo il numero di biciclette é elevatissimo, ma spostarsi con questo mezzo é la norma.
Gli automobilisti sono molto educati nei confronti dei ciclisti, forse perché a breve posteggeranno la loro automobile per trasformarsi a loro volta in tanti piccoli ciclisti.
Ferrara, per fare un esempio, é stata la prima città italiana a creare il “BU”, ovvero “Ufficio Bicicletta” il cui compito é diffondere la cultura della bicicletta nel territorio.
Piccole oasi, ma in un deserto.

 

Acquista un mezzo eco: fai bene al pianeta e, perché no, al portafoglio

Il governo italiano ha appena rilanciato un programma di incentivi economici per l’acquisto di mezzi a basso impatto ambientale, sia per uso industriale che privato.
Saremo invasi da bici a pedalata elettrica o da motori a batteria?
Poco probabile, ma vale la pena dare un occhio e vedere se possiamo regalarci una bicicletta diversa e magari essere dei veri “trendsetter” o se possiamo sostituire una delle automobili della nostra flotta con qualcosa di diverso e sentrici un pò meglio, spendendo pure un pò meno.Tutte le informazioni a www.bec.mise.gov.it.

C’è molto da fare, non c’é dubbio, ma “Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza” come disse Herbert George Wells. E anche a noi piace pensarlo.

 

Foto di copertina: Torino frenetica per tutti, foto di Maurizio Montanari, via flickr

 

Potrebbero interessarvi anche:

L’uso della bici è un buon affare per tutti!

La bicicletta: il futuro del turismo sostenibile

3 Itinerari più 5 ingredienti per una vacanza in bici all’insegna della libertà