Monte Rocciamelone

Monte Rocciamelone (3538 m) da Cima Fraiteve (2689 m), fotografia di Roberto Ferrari, via Flickr

 

Alloggiati in una struttura ricettiva di ViaggiVerdi della Val di Susa ai piedi del Parco Orsiera Rocciavré (Il Mulino di Mattie), un po’ per caso e un po’ perchè sconsigliati da chi ci vedeva già stanchi per un giro al Moncenisio, abbiamo deciso di dirigerci verso Rocciamelone.

A parte il nome simpatico, nulla di questa fantastica montagna conoscevamo noi bassi padani. Prima di partire, non proprio all’alba, ci siamo fermati ad acquistare la celebre ed energetica focaccia valsughesina e abbiamo virato, in auto, verso Mompantero.

Non ci aspettavamo di percorrere una ventina di chilometri di una deliziosa strada tanto stretta quanto deserta. Dopo un paio di piccoli paesi, di curva in curva, abbiamo attraversato boschi e arrancato salite, dapprima asfaltate, poi non toccate dal catrame.

Usciti dalla vegetazione montana, siamo sbucati nel tipico paesaggio alpino: pareti verdi, rocce affioranti, ciuffi d’erba lunga, tanto più lunga tanto più si saliva, robuste, sane e apparentemente felici mucche all’alpeggio. Qualche raro piccolo stabilimento annunciava la vendita del loro latte e formaggio. L’accostamento coi bovini legati nelle stalle è stato istintivo e doloroso.

 

Rocciamelone, Val di Susa

 Percorso verso Rocciamelone, Val di Susa, fotografia di Lara Canuti

 

Finalmente siamo approdati in un luogo verde, riposante, dove aleggiava un’atmosfera ferma ma ideale, vagamente irreale. La giornata era perfetta, cielo terso, senza vento. Ci siamo guardati intorno, per capire dove eravamo, da che parte iniziavano i percorsi e quanto duravano.

Poco più sopra, raggiungibile anche in auto, si trova un primo rifugio: La Riposa, con camere e ristorante (polenta nel menu, ovviamente). Con scarna attrezzatura, giusto scarpe decorose, e bermuda, mentre ci preparavamo per salire, più seri camminatori/escursionisti/trekker finivano la loro discesa e si apprestavano a tornare a casa.

Guardavamo in su e ci dicevamo che non dovevamo necessariamente raggiungere un obiettivo, ma che ci saremmo fermati quando volevamo, senza ansia da meta. Senza avere alle spalle grande allenamento, abbiamo cominciato a camminare sul sentiero stretto, ben segnalato e non particolarmente difficile. La partenza è avvenuta a circa 2100 metri.

 

Rocciamelone Val di Susa

Tappa dell’itinerario verso Rocciamelone, Val di Susa, fotografia di Lara Canuti

 

Fin dall’inizio, ci si girava spesso ad ammirare le catene di monti che ci guardavano tutto intorno, benevole, non vicinissime e un po’ scure. Accantonata a tratti l’iniziale difficoltà di respirare, intorno si potevano ammirare mille fiori colorati, mille cespugli con ciuffi impertinenti, mucche al pascolo che riempivano l’aria di scampanii profondi e rassicuranti. Dopo poco, sulla strada, fontanili dove si abbeveravano le mucche e si rispecchiavano le poche nuvole.

Al parcheggio ci avevano indicato un punto della montagna dove si trovava un rifugio, Cà d’Asti, e ci avevano detto che era bello raggiungerlo. Dunque continuavamo, lenti ma inesorabili, la nostra salita, parlando sempre meno, per non sottrarre ossigeno ai nostri polmoni, ed energie al nostro corpo. Ogni tanto ci giravamo per valutare il percorso già compiuto, per ammirare il paesaggio che diventava più suggestivo, e per scattare qualche fotografia.

 

Rocciamelone Val di Susa

Tappa dell’itinerario verso Rocciamelone, Val di Susa, fotografia di Lara Canuti

 

Cà d’Asti si avvicinava ma le nostre forze diminuivano. Qualche camminatore in discesa ci faceva notare che non era l’orario ideale per salire (le 13..), ma tenacemente, col sole di inizio agosto che picchiava, ci determinavamo a raggiungere Cà d’Asti: in certi momenti pareva avvicinarsi, in altri appariva di nuovo lontano. Insomma: dopo sole due ore (ma ci erano sembrate di più), con la sensazione che le gambe non ci reggessero più e che la testa scoppiasse, arrancando senza desistere (seppure un pensiero di farlo ci è sfiorato), siamo infine arrivate a Cà d’Asti, il rifugio più antico d’Italia (1358), posto a 2854 metri d’altitudine.

 

Cà d'Asti Val di Susa

Cà d’Asti, Val di Susa, fotografia di Lara Canuti

 

Il meritato riposo: l’acqua e la focaccia lentamente consumati guardando lo stupendo paesaggio e facendosi rinfrescare dal piacevole vento che spirava. Unico neo: mancava il silenzio assoluto, caratteristica così irrinunciabile della montagna. I camminatori, alcune in non necessario costume da bagno, risultavano un po’ rumorosi…ma pazienza, sarebbe bastato girare l’angolo per non sentire più nulla. Anche a Cà d’Asti si può pernottare e mangiare (opportuno prenotare) e rappresenta il punto di partenza privilegiato per la vetta.

 

Rocciamelone Val di Susa

Paesaggio che buca le nuvole, Val di Susa, fotografia di Lara Canuti

 

Un asse di legno sul rifugio indica che Rocciamelone (m 3538) è ad un’ora e cinquanta minuti da lì. Noi ci avremmo senz’altro messo almeno due ore e mezzo per percorrere un ulteriore dislivello di 700 metri. Ci siamo accontentati di goderci quel risultato e dopo un commosso sguardo al paesaggio che bucava le nuvole, come in aereo, temendo che un temporale fosse in arrivo, abbiamo cominciato la discesa.

Giunti ai fontanili, avevamo già deciso che saremmo tornati in quel luogo magico e saliti fino alla vetta…il prossimo anno.

Festeggeremo anche con un po’ di polenta.